Dopo 16 anni e ben 4 legislature Montecitorio approva il testo unico contro chi inquina. Ora manca solo l’ok del senato per inserire nel codice penale il Testo unificato sui delitti ambientali.
Il “Testo unificato sui delitti ambientali”, approvato a Montecitorio, atteso ora all’esame finale del Senato, è un gran passo avanti nella lotta alla criminalità ambientale. Il provvedimento è stato approvato dai deputati con una larghissima maggioranza. Sel, Pd, 5 Stelle e anche centristi, Ncd e Fdi, hanno dato il via libera con 386 voti; solo quattro i voti contrari e 45 le astensioni da parte di Lega Nord e Forza Italia.
Una legge che ha dovuto aspettare ben quattro legislature, vale a dire 16 anni , prima di arrivare a una vera e propria riforma che, di fatto, inserirà nel codice penale il titolo “Dei delitti contro l’ambiente”. Fino ad oggi chi attuava comportamenti anche gravissimi ai danni dell’ambiente e della salute veniva semplicemente multato come una qualsiasi contravvenzione stradale.
Un risultato fortemente voluto dal Ministro Orlando, tra i promotori della Commissione presso il Ministero dell’Ambiente per lo studio sugli eco-reati, che ha dichiarato la propria soddisfazione via Twitter .
L’aula della Camera, grazie all’apporto di tutti i gruppi, approva la riforma degli ecoreati. Impegno mantenuto per la difesa dell’ambiente.
— Andrea Orlando (@AndreaOrlandosp) 26 Febbraio 2014
In sintesi, il pacchetto di norme prevede quattro nuovi reati, tra cui il disastro ambientale e il traffico di materiale radioattivo, e contempla la confisca del profitto del reato, aggravanti per attività mafiose e reati associativi, sconti di pena per chi si ravvede, la condanna al ripristino dei luoghi e il raddoppio dei tempi di prescrizione. Con il disastro ambientale si condanna da 5 a 15 anni chi altera gravemente o irreversibilmente l’ecosistema o compromette la pubblica incolumità.
L’inquinamento ambientale prevede la reclusione da 2 a 6 anni (e una multa fino a 100mila euro) per chi deteriora la biodiversità, l’ecosistema e lo stato di suolo, acqua e aria. Ma attenzione: se i delitti vengono considerati dal giudice colposi e non dolosi — qualificazione sempre molto difficile — le pene possono ridursi da un terzo fino alla metà. Ci sono invece aggravanti se i reati vengono commessi in aree vincolate o ai danni di specie protette.
Per traffico e abbandono di materiale di alta radioattività c’è la reclusione da 2 a 6 anni, mentre chi ostacola i controlli ambientali rischia da 6 mesi a 3 anni. Quanto agli sconti di pena, c’è una riduzione fino a due terzi se gli imputati di turno collaborano con le procure e bonificano i luoghi inquinati. In caso di condanna o patteggiamento è sempre ordinata la confisca dei beni prodotto o profitto del reato, con il ripristino dei luoghi. Mentre nelle ipotesi “contravvenzionali”, quelle più lievi, si punterà a regolarizzare la situazione, con specifiche prescrizioni che, una volta adottate, possono estinguere il reato. Infine, in presenza di “reati spia” contro l’ambiente, il pm che indaga dovrà sempre avvertire la procura antimafia.
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