“Solar Flare Out”: un articolo del Wall Street Journal sul fallimento delle politiche europee destinate alla green economy. Anche in Italia, come in Europa, a rischio bancarotta le aziende delle energie pulite
“La green economy ha colpito ancora”.
Questa settimana Solar Trust of America, con sede a Oakland, ha presentato istanza di fallimento lasciando sul campo californiano il suo progetto multimiliardario. L’azienda si è dichiarata insolvente dopo che la casa madre tedesca, Solar Millennium, ha presentato istanza di fallimento in dicembre.
Solar Millennium, a sua volta, aveva sperato di vendere una propria quota di partecipazione ad un’altra società tedesca, Solarhybrid ma anche Solarhybrid ha presentato istanza di fallimento a marzo. Poi c’è Q-Cells, società tedesca del solare che ha portato i libri in tribunale questa settimana, condividendo così la sorte con Solon, fallita lo scorso dicembre.
Questa cascata di fallimenti arriva dopo che, l’anno scorso, la Germania ha deciso di tagliare i sussidi, già costati ai contribuenti tedeschi 100 miliardi di euro a favore dell’industria solare. Anche prima del taglio però i produttori di energia pulita tedeschi stavano lottando contro la pressione dei prezzi e la concorrenza della Cina. La risposta cinese alle sovvenzioni occidentali, come noto, è stata una pesante politica di dumping.
In Germania i Verdi sono sul piede di guerra. Rivendicano il fatto che se solo i Governi continuassero a forzare i contribuenti a pagare per il sole, il vento e le basse emissioni, queste tecnologie diventerebbero accessibili. Ma anche questo è tutt’altro che chiaro. Q-Cells e altri avevano risposto alla concorrenza cinese delocalizzando le produzioni in Asia nel disperato tentativo di ridurre i costi. E anche questo non è stato sufficiente per salvarli.
La vera storia, secondo il magazine americano, è che la produzione verde, decantata come la salvezza del pianeta e la nuova base industriale dell’Europa, ha dimostrato di essere troppo vulnerabile di fronte alla concorrenza a basso costo, come per molti altri settori. I ricchi sussidi tedeschi hanno avuto un effetto boomerang: quello di attirare la concorrenza che alla fine è riuscita a mettere fuori mercato le stesse aziende tedesche a cui le sovvenzioni erano destinate.
Il governo italiano sembra aver preso atto di queste realtà economiche e lo scorso fine settimana ha dichiarato di voler tagliare le “eccessive” sovvenzioni destinate all’energia solare ed eolica. Il Ministro dell’Industria Corrado Passera ha dichiarato che l’Italia rimarrà impegnata con l’Europa per una politica carbon-free ma che “abbiamo bisogno di farlo senza eccessivo prelievo dalle risorse dei contribuenti”. Se ciò fosse per l’Italia potrebbe aprirsi una fase di licenziamenti e fallimenti, come già accaduto in Germania. Dato il tasso di disoccupazione del 9,3% e la recessione in atto, in Italia, secondo il Wall Street Journal avremo un’ “esplosione solare” particolarmente dolorosa.
Sarebbe auspicabile, secondo il Wall Street Journal, che l’amministrazione Obama mostrasse lo stesso buon senso degli italiani. I contribuenti americani hanno evitato, per poco, di essere “spennati” da Solar Trust: lo scorso anno l’azienda ha ricevuto un’impegno condizionato da parte del Dipartimento dell’Energia a garanzia di 2,1 miliardi di dollari. La stessa Solar Trust vi ha rinunciato in agosto per sua iniziativa. Il sito web del Governo americano www.recovery.gov contiene una lista di cinque pagine di progetti solari con altri prestiti garantiti, attuali e futuri, per un valore di centinaia di milioni di dollari. Anche dopo la debacle di 535 milioni di dollari di Solyndra le “cheers leaders” di Washington insistono ancora nel dire che questi progetti hanno un ruolo chiave nel futuro economico ed energetico degli Stati Uniti. Come per altre cose in questi giorni, l’Europa sta mostrando com’è questo futuro.
Più che di esplosione si dovrebbe forse parlare di implosione solare e, in concomitanza con le elezioni americane, gli effetti sulla terra lasceranno sicuramente un segno indelebile. E, come per ogni tempesta che si rispetti, dopo il suo passaggio nulla sarà più come prima; dall’Europa fino all’Italia. Per chi sta abbandonando il terreno e le produzioni nei paesi d’origine, cercando di salvare il salvabile, l’esperienza tedesca dovrebbe almeno insegnare qualcosa.
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Le incentivazioni europee basate sul contk energia e quindi flat su tutti i produttori, non sono confrkntabili con i crediti di imposta e i crediti garantiti concessi dal DOE ad aziende americane su progetti specifici. Quello che no si capisce e’ perche’ si grida allo scandalo per gli incentivi al ftv che ricadono su installatori, progertisti, e investitori italiani, oltre cbe produttori di pannelli stranieri beninteso, mentre tutto e’ regolare per le rotamazionk di auto o frigo dove la quota italiana di Fiat e’ meno del 15% e per i frigo e’ praticamente zero. L’argomentazione di Passera sui costi ecessivi in bolletta e ‘ risibile e pretestuosa e puramenre contabile. Ignora i benefici di un jndotto che continua ad investire e crescere, l efetto sulla riduzione del costo totale dell energia (grazie al costi marginale quasi nullo) che naturalmente lede interessi di oil&gas, gli effetti benefici della generazione distribuita, la riduzione delle importazikni di combustiboli fossili. E lasciatelo dire, l ‘effetto sui valori di riciclo e rinnovo delle fontienergetiche per lle generazioni piu giovani. Esattamente il contrario dei sussidi per comprarsi auto nuove a spese dell’ambiente e dj una coscienza ecologica.