Ancora fermo il progetto Desertec, il più grande parco solare al mondo che avrebbe dovuto portare l’energia dal Nord Africa a tutta l’Europa
Ottocentoventicinquemila enormi specchi rotanti avrebbero dovuto imbrigliare il sole del Sahara per portarlo in tutta Europa. Due gigawatt di energia (il doppio della media di un impianto nucleare) prodotti con il vecchio principio di Archimede per dare luce a settecento mila abitazioni europee. Un progetto dalle grandi aspirazioni che doveva sfruttare l’unica vera ricchezza del Marghreb: il sole. Un piano partito nel 2009 dalla Germania (nell’era d’oro del solare tedesco) che ha visto coinvolti nomi eccellenti quali Siemens, Albengoa, Munich Re, le italiane Enel Gp, UniCredit e Terna. Oggi però, a tre anni dall’annuncio, nel deserto del Sahara c’è solo il sole accecante che aspetta ancora gli specchi su cui riflettersi.
Non è stato costruito nulla e i soci se ne stanno andando: Siemens ha deciso di chiudere la propria divisione solare concentrandosi solo su eolico e idroelettrico mentre Bosch ha detto addio al progetto date le gravi difficoltà finanziarie del gruppo.
Nel piano la prima centrale (da 150MW) sarebbe stata costruita in Marocco ma la Spagna che doveva accogliere l’energia e distribuirla nel resto d’Europa, non ha potuto appoggiare il progetto: con la crisi economica non sarà possibile adeguare e sviluppare la rete già oggi sovraccaricata.
Ora si guarda con interesse ai cinesi e da Desertec fanno sapere che il progetto non è morto ma andrà avanti, nonostante l’attuale situazione politica dei paese del Nord Africa renda ancora più difficile fare previsioni a lungo termine.
E sull’intervento dei cinesi permane qualche dubbio: sono proprio i tedeschi che hanno alzato gli scudi contro i produttori asiatici, accusati di aver rovinato il mercato del solare a suon di sussidi e non è detto che vorranno tappare i buchi data, tra l’altro, la crisi che anche le loro aziende del settore stanno attraversando
Vedremo allora se in futuro l’energia che servirà all’opulenta Europa potrà arrivare dal sole del Sahara e se entro il 2050 – come previsto dal progetto – il 15% del fabbisogno energetico sarà soddisfatto dalla fonte più antica del mondo.
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