Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Francesco Ranci (da New York)
“Non sono un presidente perfetto, e sono certo che al mio avversario fara’ molto piacere sentire queste parole…, ma vi prometto che se mi rinnoverete la vostra fiducia continuero’ a battermi nel vostro interesse, esattamente come ho fatto in questi quattro anni”. Cosi’, guardando la telecamera, il Presidente Usa Barack Obama ha concluso il suo intervento al dibattito televisivo di mercoledi’ scorso, che lo ha messo a confronto con lo sfidante Mitt Romney. Il riferimento ai quattro anni e non ai novanta minuti precedenti poteva essere preparato o spontaneo, ma e’ risultato in ogni caso pertinente.
Nel corso del dibattito, infatti, contrariamente alle attese Obama ha mantenuto un profilo tanto pacato e scevro di spunti polemici da lasciare sconcertati i suoi sostenitori, scatenando entusiasmo e toni trionfalistici da parte dei suoi avversari. Persino quando Romney lo ha apertamente accusato di aver regalato miliardi ai finanziatori delle sue campagne elettorali nel quadro di uno spreco da 90 miliardi di dollari destinati a investimenti complessivamente fallimentari in “eolico e solare” il Presidente non ha battuto ciglio. Limitandosi ad un mezzo e mesto sorriso, scuoteva un po’ la testa ma abbassava lo sguardo in segno di resa, davanti a sessanta o settanta milioni di americani.
Romney le stava sparando grosse. Paragonando questi “90 miliardi” ai 4 miliardi di incentivi fiscali destinati alle multinazionali del petrolio (“che non ne alcun bisogno”, aveva suggerito Obama) ha descritto “2,8 miliardi e non 4, che vanno anche a piccole imprese, mentre in un solo anno l’amministrazione uscente ha sprecato l’equivalente di cinquant’anni di questi sussidi alle fonti fosssili !”.
Obama avrebbe potuto cogliere l’occasione per prendere in giro l’avversario, facendogli notare che 4 per 50 fa 200, e non 90, per tornare al ritornello clintoniano (“aritmetica !”). Poi, serio, avrebbe potuto informare che i crediti garantiti a eolico e solare ammontano a 4 miliardi su base annua (non 90) e spiegare che non sono paragonabili alle esenzioni fiscali, visto che essendo crediti normalmente vengono ripagati, inclusi quelli alle imprese dei settori eolico e solare.
Obama non l’ha fatto. Ma avrebbe potuto farlo e di questa possibilita’ gli elettori vanno rendendosi conto, mano a mano che la domanda: “perche’ non ha risposto?” inonda i notiziari e la rete.
Ieri sera, su RAI4, hanno trasmesso il film di Jonathan Demme “The Manchurian candidate” (2004).
Un film di “fantapolitica” (ma non troppo), dove una potente corporation (Manchurian Global) cerca di telecomandare il candidato presidente degli Stati Uniti d’America tramite un chip impiantato nel cervello ed un programma di condizionamento mentale.
Nella realtà i presidenti USA, sia democratici che repubblicani, fanno sempre gli interessi delle multinazionali. Obama era partito benino sulle energie rinnovabili, poi strada facendo ha ripreso a sostenere il petrolio dell’Alaska, quello dei Caraibi, il gas ed il petrolio mischiati alle rocce.
In Italia non è molto diverso; PD e PDL hanno praticato una politica ambigua sull’energia, il ministro Passera vuole fare diventare l’Italia una “potenza” petrolifera. Per non parlare dei miliardi di Euro che dovremo pagare per 20 anni alle multinazionali del fotovoltaico