Un blog che parla di green economy lontano dalle cronache ufficiali e dai comunicati aziendali. Le storie del mondo green raccontate da un altro punto di vista.

Il Governo potrebbe fare marcia indietro sul più impopolare provvedimento contenuto nella nuova Finanziaria: chiesta l’esenzione per le aziende delle rinnovabili.

La Robin Hood Tax è senza dubbio uno dei provvedimenti della manovra di Ferragosto che più stanno facendo discutere. Si tratta dell’innalzamento dal 6,5% al 10,5% dell’aliquota addizionale Ires per le società del settore energetico. Una misura che rischia di ridurre gli investimenti e di ripercuotersi sulle tariffe energetiche pagate dai consumatori, come denunciato dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas. Le commissioni Ambiente e Industria al Senato chiedono di estendere la Robin Tax a tutti i soggetti titolari di concessioni, riducendo l’incremento Ires al 2%.

Secondo un articolo del Sole 24 Ore del 29 agosto, il  decreto del 13 agosto ha stabilito l’innalzamento di quattro punti percentuali (dal 6,5% al 10,5%) dell’aliquota addizionale Ires per le società che operano settore energia, per i periodi di imposta dal 2011 al 2013, oltre all’estensione di questa tassa alle imprese che producono elettricità da fonti rinnovabili, che fino a questo momento ne erano escluse. Un provvedimento che dovrebbe avere un valore di due miliardi di euro.

Per alleviare il peso della manovra sulle imprese energetiche, sta prendendo piede in commissione Industria al Senato l’ipotesi di estendere l’incremento dell’aliquota Ires anche a tutti i soggetti titolari di concessioni, dalle telecomunicazioni alle autostrade, dagli aeroporti ai servizi locali. Così facendo, sarebbe possibile aumentare l’Ires del solo 2% rispetto al 4% previsto. Spalmare l’aggravio su un numero maggiore di imprese consentirebbe, secondo il relatore del provvedimento in commissione Industria, Enzo Ghigo, “di esentare il settore delle rinnovabili dalla misura”.

Queste possibili modifiche alla manovra sono state prese in considerazione in seguito alle aspre critiche da parte dei protagonisti del settore energetico. I sindacati del comparto elettrico FILCTEM-CGIL, FLAEI-CISL, UILCEM-UIL, in una nota congiunta, denunciano il fatto che l’aumento e l’estensione dell’aliquota “penalizzano uno dei pochi settori industriali che, anche nell’attuale difficile congiuntura, continua a investire nel nostro Paese, creando lavoro per le imprese e occupazione qualificata”.

Anche l’Autorità per l’energia si è schierata contro la nuova formulazione della Robin Hood Tax, che rischia di trasformarsi in un rincaro sulle bollette dei consumatori. “Il principale effetto di un aumento dell’Ires – mette in guardia Aeeg in una segnalazione a Governo e Parlamento– è ridurre la propensione all’investimento” delle imprese dell’energia. Il calo degli investimenti rischia di ripercuotersi sulle tariffe energetiche in quanto, spiega il documento dell’Authority, “nelle attività svolte a mercato, è attraverso la contrazione degli investimenti e, di conseguenza, dell’offerta che può aver luogo, in linea generale, la futura traslazione degli effetti dell’aumento dell’imposta diretta sui prezzi e quindi sui consumatori”. Aeeg ritiene che “il settore dell’energia non sia oggi caratterizzato da fondamentali tali da giustificare che l’aumento dell’Ires sia circoscritto al solo settore energetico”. Infine, la manovra così concepita potrebbe far emergere “criticità anche con riferimento alle fonti rinnovabili, riducendo la propensione all’investimento in un settore fondamentale per la gestione delle problematiche ambientali e la crescita sostenibile dell’economia”.

Anche la Corte dei Conti ha pubblicato un testo durante un’audizione presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato in cui richiede: “ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo”. Secondo la Corte dei Conti, l’addizionale Ires previsto dalla nuova manovra potrebbe produrre degli «effetti indesiderati» poichè l’operatività della clausola che vieta alle imprese interessate dal prelievo di traslarne l’onere sui prezzi al consumo potrebbe innescare significativi effetti redistributivi. La Robin tax potrebbe avere inoltre degli effetti in termini di ridimensionamento dei dividendi versati all’azionista Tesoro dalle aziende a controllo pubblico del settore e determinare possibili contraccolpi per lo sviluppo dell’industria energetica.

Preoccupazione a cui si uniscono anche le imprese del Coordinamento per il manifatturiero, che riunisce in un’unica voce una decina di associazioni del settore che producono un fatturato pari a 167 miliardi. L’inasprimento della Robin Tax, se trasferito in bolletta, potrebbe avere ripercussioni gravi su queste imprese ad elevato utilizzo di energia, mettendole fuori mercato. Secondo un recente studio di Confartigianato, le imprese italiane sostengono già ora costi energetici fino al 31,7% superiori alla media europea.

Dal settore delle rinnovabili, unica voce, ad oggi, quella di Ises Italia nella persona del presidente G.B. Zorzoli, che in una nota si è schierato contro  la nuova imposizione fiscale. “Se questa verrà confermata – ha dichiarato Zorzoli, – è destinata a mettere in serie difficoltà le aziende già oggi proprietarie di impianti a energie rinnovabili in esercizio, e soprattutto rischia di rallentare il processo di sviluppo di nuovi progetti”.