Bianco, rosso e green economy illustra nel dettaglio Sunmeet, il recente accordo tra produttori italiani di moduli fotovoltaici e Cobat
50 milioni di moduli fotovoltaici installati, pari a circa 75 chilometri quadrati, per una potenza di 11 GW. Sono questi i numeri del fotovoltaico italiano destinati al riciclo che, dallo scorso mese di ottobre, grazie ad un accordo di programma tra il Cobat, Consorzio nazionale raccolta e riciclo e, il Comitato IFI che raggruppa circa l’80% dei produttori italiani di pannelli fotovoltaici, sarà operativo a livello nazionale.
Un accordo che pone l’Italia all’avanguardia rispetto al resto dell’Europa poiché anticipa quanto la commissione ambiente europea sta discutendo in materia di smaltimento dei moduli fotovoltaici, cioè se considerarli a tutti gli effetti apparecchi elettrici ed elettronici.
Sunmeet, questo il nome dell’accordo, si propone di definire un piano di tracciabilità dei moduli esistenti e, soprattutto, di creare una filiera per il riciclo, oggi inesistente in Italia, che porti anche opportunità occupazionali attraverso la nascita di nuovi impianti per lo smaltimento sul territorio italiano.
L’auspicio è che, come ha dichiarato Filippo Levati, presidente Comitato IFI durante la conferenza stampa di presentazione dell’accordo: “non ci saranno camion che trasporteranno i nostri moduli in Germania per essere smaltiti, come invece già avviene per altri rifiuti”.
“Bianco, rosso e green economy” ha chiesto a Luigi De Rocchi, responsabile Divisione Studi e Ricerche Cobat, che cosa si aspettano dall’accordo e, quali saranno i prossimi passi per definire le migliori pratiche possibili e accompagnare la giovane filiera del fotovoltaico in un percorso di sostenibilità ambientale.
Contando sul fatto che un pannello dura almeno 20-25 anni, quali sono i volumi che prevedete, ad oggi?
“Considerando che la vita media di un modulo fotovoltaico è di circa 20-25 anni e che l’inizio del periodo di forte crescita nell’installazione dei moduli fotovoltaici risale all’inizio degli anni 2000, attendiamo di doverci misurare con il problema dello smaltimento dei primi moduli fotovoltaici nei prossimi 5-10 anni. Lo smaltimento dei moduli non riguarderà solamente la cella fotovoltaica in senso stretto, ma anche tutti i materiali presenti in un impianto fotovoltaico, quali le strutture di supporto in metallo, gli inverter, la componentistica elettrica ed elettronica, ecc”.
Quali saranno i primi passi operativi del recente accordo sottoscritto con il Comitato IFI?
Attualmente abbiamo terminato la realizzazione di un gestionale informatico accessibile mediante il portale del COBAT www.cobat.it, che metteremo on-line nelle prossime settimane.
Il gestionale consentirà ai produttori ed importatori di moduli fotovoltaici che intendono aderire a COBAT di iscriversi per via telematica, e di fornire tutte le informazioni necessarie al rapporto con COBAT. I produttori e importatori, oltre alle proprie generalità anagrafiche, dovranno fornire tutti i dati relativi ai moduli fotovoltaici immessi a consumo, comprensivi di specifici codici che consentono di ricondurre il singolo modulo fotovoltaico al produttore o importatore che lo ha immesso su mercato. Con queste informazioni verrà realizzata una banca dati che consenta di geo-referenziare i moduli fotovoltaici al fine di poterne garantire la tracciabilità sul territorio italiano durante il loro esercizio. Il gestionale prevede anche una sessione per il caricamento dei moduli fotovoltaici immessi su mercato in antecedenza all’accordo COBAT-IFI, affinché sia possibile geo-referenziare e monitorare anche lo storico. Questa banca dati sarà resa consultabile anche agli organi competenti, primi fra tutti il GSE. Il progetto di completa tracciabilità dei moduli fotovoltaici, dalla loro immissione su mercato, al loro monitoraggio in esercizio, fino alla loro gestione a fine vita, è uno degli aspetti più importanti dell’accordo COBAT-IFI, per il quale abbiamo ricevuto positivi apprezzamenti da parte soprattutto degli organi di controllo.
Oltre alla realizzazione del gestionale informatico, stiamo preparando la nostra rete di raccolta ad essere pronta ad intervenire nel momento in cui sia necessario procedere con il ritiro dei moduli fotovoltaici a fine vita. Tutto, insomma, è pronto per rendere operativo l’accordo. La destinazione finale dei moduli fotovoltaici a fine vita, per il momento, saranno impianti di trattamento esteri (probabilmente in Germania), vista l’attuale assenza di impianti in Italia. Proprio per questo un altro aspetto fondamentale dell’accordo COBAT-IFI è la costituzione di un tavolo tecnico che analizzi le tecnologie di trattamento e riciclo esistenti sul mercato, per giungere ad uno studio di fattibilità per un impianto-pilota dove sperimentare tecnologie innovative nell’ottica di realizzare un impianto nazionale che garantisca la chiusura della filiera in Italia”
Il telluro di cadmio potrebbe diventare la nuova emergenza ambientale, dopo l’eternit. Come prevedete di trattare questo tipo di pannelli?
Attualmente, in Italia, i moduli fotovoltaici al tellurio di cadmio sono una vera rarità. Tuttavia non possiamo esimerci dal considerare l’eventualità di dover fornire il servizio anche su questa particolare tipologia di moduli a film sottile. In caso dovessero esserci necessità di gestire moduli al tellurio di cadmio, abbiamo già dei contatti con impianti esteri presso cui inviarli al trattamento e riciclo.
Da voi potranno conferire solo le aziende associate ad IFI e, quindi, produttori italiani. Vero è che i pannelli cinesi stanno invadendo il nostro paese. Come pensate di far fronte ad eventuali problematiche dovute a pannelli di scarsa qualità?
Beh, le cose non stanno esattamente così. L’accordo COBAT-IFI nasce da una partnership tra un sistema di raccolta e riciclo nazionale ed il comitato dei produttori italiani di moduli fotovoltaici, affinché si garantisse in Italia la presenza di una filiera tutta nazionale per la gestione dei moduli fotovoltaici a fine vita, filiera sino ad oggi inesistente. Questa collaborazione rappresenta anche la risposta a quanto previsto dal Decreto Ministeriale 5 maggio 2011, il quale prevede che si possa aver accesso agli incentivi sul fotovoltaico soltanto se il produttore o importatore aderisce ad un sistema in grado di garantire la corretta gestione al fine vita dei moduli fotovoltaici immessi a mercato. Ma la possibilità di aderire a COBAT è rivolta a chiunque, non soltanto ai produttori nazionali.
In Europa siamo ancora ad un accordo di tipo volontario da parte delle aziende, il PV Cycle. In Italia è già stato sottoscritto un accordo di programma. Per una volta possiamo dire di essere i più bravi?
Certamente l’accordo COBAT-IFI costituisce un’iniziativa virtuosa prefiggendosi di rappresentare una soluzione ad una problematica di grande attualità, ma ancora non compiutamente regolamentata sotto il profilo legislativo. Al momento, infatti, si sta discutendo in commissione ambiente europea su come disciplinare la gestione dei moduli fotovoltaici a fine vita, e l’orientamento appare essere quello di assimilarli ai RAEE, introducendoli nella categoria 4. Se anche i moduli fotovoltaici saranno considerate apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE), i loro rifiuti (RAEE) saranno assoggettati alla medesima regolamentazione. Pertanto i produttori ed importatori di moduli fotovoltaici si dovranno iscrivere ad un sistema, finanziandolo, il quale che garantisca la raccolta del rifiuto ed il suo corretto trattamento e riciclo. Se si andrà in questa direzione l’accordo COBAT-IFI avrà virtuosamente anticipato quanto stabilito in Europa, in più prevedendo un meccanismo di tracciabilità davvero unico nel suo genere, che siamo certi rappresenterà un valore aggiunto di grande importanza.
Anche Ecolight presenterà ufficialmente ad Ecomondo un servizio analogo al vostro per smaltire i pannelli solari. Non crede che in un mercato giovane come quello del fotovoltaico dove ci sono ancora troppo incertezze normative avere già due soggetti che si occupano del riciclo è forse prematuro e si rischia di creare confusione anche sul fronte della comunicazione ai destinatari finali?
La pluralità di operatori nella gestione di particolari tipologie di rifiuto è ormai una realtà consolidata, non soltanto in Italia, ma anche in Europa. Se si pensa al settore dei RAEE ed a quello delle pile ed accumulatori, in Italia abbiamo quasi una ventina di sistemi attualmente operativi in ciascun ambito.
Per altro nell’ottica in cui anche i moduli fotovoltaici possano essere in futuro inclusi negli AEE, il fatto che un altro soggetto come Ecolight, che poi è un sistema RAEE, abbia pensato di occuparsene, è inevitabile.
Ciò, tuttavia, è un aspetto positivo, poiché è dalla competitività tra i diversi sistemi che si genera la libertà, per i produttori e importatori di moduli fotovoltaici, di scegliersi il sistema che ritengono migliore e più efficace.
Complimenti per l’articolo.E’ vero che gli impianti fotovoltaici sono relativamente giovani ma un dibattito anche sullo smaltimento mi sembra doveroso iniziarlo a fare.Troppe volte si è utilizzato la logica del “pensare dopo” ed il risultato sono per esempio un debito pubblico stellare….
Insomma fate bene già da ora a parlare di queste tematiche perchè se ci sarà un settore che il buon senso dovrà fare andare avanti è proprio questo degli impianti fotovoltaici
Cito da robertosaija.it: “Le città invece che scrivere “denuclearizzato” nel cartello che indica l’inizio del territorio comunale dovrebbero avere da una a cinque stelle verdi, a seconda di quanta energia viene prodotta nel comune stesso, a fronte di quella che consuma, e se l’energia che produce è rinnovabile oppure inquinante”