Gli indignados pugliesi, come quelli veneti, brianzoli e di altre regioni d’Italia si stanno muovendo anche nel nuovo settore delle rinnovabili.
E’ la Puglia la Regione dove, secondo un’inchiesta condotta dal quotidiano Italia Oggi, risultano consumati 1500 ettari di territorio per costruire impianti alimentati da energia pulita.
In Salento, secondo quanto riporta il quotidiano, oggi ci sono ben 433 impianti di grandi dimensioni, ovvero il 46% del totale nazionale. Impianti talvolta non ancora entrati in funzione o, come quelli di BP Solar in stand by o, come quelli di Tecnova sequestrati dalla Guardia di Finanza perché oggetto di indagini in corso.
A Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia che nel suo programma politico ha inserito il capitolo “Puglia rinnovabili”, “Bianco, rosso e green economy” ha chiesto come intende gestire questa situazione di emergenza, soprattutto sul lato occupazionale ma purtroppo le risposte promesse non sono mai arrivate.
Secondo i dati del Gse aggiornati ad agosto 2011, 947 sono le richieste di incentivi pervenute, di cui 613 nella sola Puglia. Si tratta di centrali create a seguito della legge regionale 31/2008 che consentiva di realizzare un impianto fotovoltaico sotto a 1MW con una semplice dichiarazione di inizio attività presentata al Comune.
Come più volte riportato da questo blog questo ha dato vita a piccoli imperi “solari” dove, sempre secondo l’inchiesta di Italia Oggi, quote importanti sono detenute per lo più da aziende straniere. La giapponese Sanyo e la tedesca Deutsche Bank hanno realizzato il più grande campo fotovoltaico d’Europa a Torre Santa Susanna in provincia di Brindisi: 19 ettari di pannelli e più altri 10 di opere infrastrutturali. Di proprietà tedesca, la Sun Energy srl autorizzata a realizzare un parco da 25MW nel brindisino. Anche il colosso cinese Global Solar Fund ha investito, negli ultimi due anni, più di 1 miliardo di euro per acquistare centrali solari e autorizzazioni. Oggi ha rilevato gli impianti della spagnola Tecnova che, nella provincia di Brindisi ha realizzato numerosi campi solari a terra e su cui la Guardia di Finanza ha avviato delle indagini per “induzione in schiavitù dei lavoratori”, reato poi stralciato a conclusione delle indagini stesse.
Per tutti gli investitori vale comunque il principio che, una volta autorizzato e costruito l’impianto può essere ceduto a un investitore terzo, sia straniero che italiano.
Impianti che sottraggono territorio all’agricoltura e contro cui si sono scatenate le proteste di cittadini e agricoltori salentini: è il caso dell’investimento della tedesca Shuco che a Scorrano, in provincia di Lecce, sempre secondo il quotidiano del gruppo Class Editore, ha realizzato impianti per un totale di 45 ettari in un’area dove era previsto il rimboschimento grazie a finanziamenti europei.
Dai campi di pomodori ai campi di pannelli solari. Un’opportunità per tanti agricoltori che si sta rivelando un boomerang ma in cui ancora molti sono costretti a sperare, in mancanza di alternative.
E’ notizia recente che per i terreni intorno alla dismessa centrale Enel di Cerano, in provincia di Brindisi, gli agricoltori hanno deciso di presentare alla Provincia progetti di recupero che puntano alla realizzazione di impianti fotovoltaici. Altre centinaia di ettari che non possono essere utilizzati a scopi agricoli e su cui, forse, sorgeranno pannelli di silicio che, insieme ad altri, andranno a coprire le campagne pugliesi.
Come abbiamo chiesto al Presidente Vendola, chi si occuperà, tra vent’anni, di smaltire tutti questi pannelli se qualche società sta già abbandonando il territorio e rivedendo le proprie attività in Italia? Forse, gli stessi agricoltori che oggi ancora credono in questa nuova possibilità?
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