Quando è la burocrazia a bloccare i progetti, le Istituzioni locali preferiscono il fai da te: il caso della bonifica del Petrolchimico di Mantova rimasta ancora sulla carta dopo dieci anni
Signor ministro, ci tolga dagli impacci burocratici e magari venga a vedere di persona. La Provincia stavolta fa da sé: al di fuori dei farraginosi tavoli istituzionali e senza coinvolgere gli altri enti locali, l’assessore Alberto Grandi prende carta e penna e scrive al ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, per proporgli un cambio di rotta e invitarlo a Mantova. Una lettera in tre punti per provare a rompere lo schema disegnato nel 2003 con la nascita del sito di interesse nazionale, chiedere di sbloccare la bonifica della conca di Valdaro e, al di là del petrolchimico, rimettere al lavoro le aziende che smaltiscono gli inerti moltiplicati dal terremoto.
Il passaggio più significativo del testo in uscita da via don Maraglio è quello sul sito di interesse nazionale. Grandi chiede di dare più poteri nella gestione agli enti locali e di consentire alle aziende di potersi muovere con meno freni burocratici. Non ha senso – è il ragionamento dell’assessore – che ogni volta che un’impresa deve fare un piccolo intervento sui suoi stabilimenti o una piccola opera di carattere ambientale debba aspettare una serie di autorizzazioni di enti diversi, con annesso passaggio dagli uffici romani del ministero. È un fardello che diventa sempre più difficile sostenere dal punto di vista industriale come da quello del risanamento e allora la Provincia chiede flessibilità e che tocchi agli enti locali la gestione di almeno una quota delle procedure (l’uscita dal sito di interesse nazionale resta una extrema ratio sullo sfondo della lettera, nella quale l’eventualità non viene espressamente citata). Del resto, dopo quasi dieci anni di rimpalli e rinvii, la strada di una ridefinizione delle regole inizia ad apparire come un percorso obbligato. Tanto più se si considera la penuria di denaro nelle casse del governo, per il quale i maxi investimenti ipotizzati in passato sono diventati evidentemente una chimera.
Una parte della lettera è dedicata, sempre rimanendo in tema di bonifiche, alla conca di Valdaro. Dopo il periodo di assestamento del governo Monti – con insediamento di Clini e dei nuovi dirigenti – la Provincia chiede di sbloccare il progetto per il risanamento dell’area, fermo al ministero da oltre un anno. Se non si chiudono i lavori entro il 2014, il rischio è di veder sfumare i dieci milioni di euro abbondanti di contributo comunitario. Soldi che, in tempi di bilanci difficili, sono un tesoro da non disperdere.
L’ultimo passaggio del testo si intreccia con l’attualità del terremoto. La Provincia chiede al ministero di chiarire la situazione delle aziende che si occupano di macinare i materiali che arrivano da demolizioni e ristrutturazioni. Il governo ha sancito che devono essere smaltiti come rifiuti solidi urbani creando seri grattacapi sia alle imprese (servono 90 giorni per poterli destinare ai sottofondi di strade e piazze, il che rende impossibile commercializzare) che agli enti locali (per i Comuni è una spesa in più). Ne era discesa la serrata delle aziende mantovane, che ora si sono riattivate per dare una mano a ripulire le zone devastate dal terremoto, benché il decreto sull’emergenza dia una posizione di privilegio ai concorrenti emiliani. La Provincia chiede una modifica senza la quale, scrive Grandi, si rischiano danni sia per l’ambiente (si dovrebbe scavare di più) che per l’economia, perché le aziende del settore sono in seria difficoltà.
Da La Gazzetta di Mantova del 23 giugno 2012
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