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I nuovi target su Clima ed Energia al 2030 scontentano sia industriali che ambientalisti. Sotto accusa il target del 40% per la riduzione dei gas serra, troppo “ambizioso” per gli uni e “insufficiente” per gli altri. Gli industriali chiedono a Renzi di approvare un pacchetto di riforme entro 6 mesi.

2030Sarà vincolante solo l’obiettivo del taglio del 40% delle emissioni di anidride carbonica al 2030; le rinnovabili aumenteranno del 27% con un vincolo solo a livello comunitario e l’efficienza energetica dovrà raggiungere il 27%. Questi i tre nuovi target comunitari al 2030 fissati ieri dai 28 paesi dell’Unione Europea riuniti in occasione del Consiglio europeo su clima ed energia  tenutosi a Bruxelles.

Secondo Businesseurope, associazione presieduta da Emma Marcegaglia che rappresenta le confindustrie europee, tale percentuale è eccessivamente elevata. “L’obiettivo del 40% nel breve periodo è un traguardo molto ambizioso e sono sempre sorpreso quando incontro persone che affermano il contrario” ha dichiarato Markus J. Bayrer, il direttore generale. Per questo motivo, nella lettera del 17 ottobre inviata al premier italiano Matteo Renzi, veniva richiesta una revisione dell’obiettivo. È necessario “garantire una parità di condizioni tra l’industria europea ed i suoi principali concorrenti” ha sostenuto Emma Marcegaglia, presidente di BusinessEurope.

 

I target saranno raggiunti nel pieno rispetto della libertà degli Stati membri che potranno decidere il loro mix energetico. Non saranno tradotti in obiettivi vincolanti a livello nazionale, Vincolante è solo il target del taglio del 40% al 2030 delle emissioni di anidride carbonica.  (fonte European Council – Conclusions on 2030 Climate and Energy Policy Framework)

L’obiettivo del 40% nel breve periodo è un traguardo molto ambizioso e sono sempre sorpreso quando incontro persone che affermano il contrario” ha dichiarato Markus J. Bayrer, il direttore generale. Per questo motivo, nella lettera del 17 ottobre inviata al premier italiano Matteo Renzi, veniva richiesta una revisione dell’obiettivo. È necessario “garantire una parità di condizioni tra l’industria europea ed i suoi principali concorrenti” ha sostenuto Emma Marcegaglia, presidente di BusinessEurope.

Su efficienza energetica ed energie rinnovabili BusinessEurope avrebbe preferito invece non fossero proprio stabiliti dei target. In passato, ha fatto notare Bayrer, “la decisione di perseguire obiettivi sovrapposti si è dimostrata economicamente inefficiente dal punto di vista dei costi”. Di conseguenza, anziché perseguire 3 obiettivi, era meglio puntare su un unico target delle emissioni e sulla riforma strutturale del sistema di scambio delle quote emissioni (Ets). Per questo motivo, Marcegaglia ha richiesto al Consiglio di chiedere alla Commissione “l’approvazione di un pacchetto completo di riforme, entro 6 mesi dall’inizio del mandato”.

Altrettanto deluso dal target contenuto nella bozza è il Partito Verde europeo. Di opinione diametralmente opposta rispetto a BusinessEurope, gli ambientalisti ritengono il 40% un obiettivo modesto. Se l’Europa ha veramente intenzione di evolvere verso un’economia altamente efficiente dal punto di vista energetico, “l’obiettivo di riduzione dei gas serra deve essere di almeno il 55%” ha sostenuto la presidente Monica Frassoni. Al contrario invece, “la proposta segnala il ritorno in forze della lobby fossile: gas, petrolio, carbone e nucleare”.

Per quanto riguarda le energie rinnovabili e l’efficienza energetica la bozza stabilisce rispettivamente un target del 27% e del 30%, da raggiungere entro il 2030. Mentre il primo obiettivo sarà vincolante a livello europeo, il secondo è soltanto “indicativo”. Risultato questo, fortemente negativo per i Verdi ma che invece sembra venire incontro alle richieste degli industriali.

Per i Greens è necessario raggiungere un target del 40% per l’efficienza energetica. In questo modo si potrebbe “garantire un taglio delle importazioni fra il 33% ed il 40% di gas e del 18%- 19% del petrolio. Il modesto obiettivo del 30% otterrebbe solo il 22% di tagli delle importazioni di gas e il 16% di petrolio”.

Altrettanto sconfortante per i Verdi è il target espresso sulle rinnovabili. Questo perché, a loro avviso, si è rinunciato a “continuare la trasformazione low carbon del nostro sistema energetico”. Dietro al basso e non vincolante obiettivo delle rinnovabili, per i Greens, c’è la volontà di continuare a frenare risorse energetiche che sono entrate in diretta concorrenza con i produttori di fonti fossili. E in questo dibattito l’Italia come si è posizionata? Per i Verdi “Renzi ondeggia e parla di hub del gas e di nuovi tubi e trivelle, trascurando il suo enorme potenziale in materia di efficienza energetica e di rinnovabili”.