NIMBY, Not in my back yard è, almeno per gli abitanti di Barcellona, un acronimo di cui non si conosce il significato, L’Assessorato all’ambiente della capitale catalana che ha recentemente varato il nuovo Piano energetico ha dato il via alla realizzazione ad un impianto a biomassa nella Free Zone, l’area industriale nel distretto di Sants-Montiuic, situato tra il Porto e l’Aeroporto di Barcellona, nei pressi della statela C-31.
Un impianto che produce16.000 MW all’anno utilizzando i resti dei boschi, dei giardini e del verde urbano e, dove è previsto il trattamento di 28.600 tonnellate all’anno, provenienti soprattutto dalla potatura dei parchi cittadini. La centrale produrrà energia elettrica riducendo le emissioni di CO2 e, contemporaneamente, fornirà acqua calda ottimizzando il consumo delle case limitrofe.
Un impianto che in Italia farebbe sollevare orde di Comitati del no, soprattutto se così vicino ad un centro densamente abitato.
Ma a Barcellona di solito le cose si fanno e, anche sul serio.
Per il 2011-2020 il solo comune di Barcellona ha fissato i nuovi obiettivi del piano Energetico e prevede di risparmiare il 9% di energia, ridurre del 16% le emissioni di CO2 e di migliorare così la qualità dell’aria. Anche l’uso di energia rinnovabile è al centro del nuovo piano energetico e la centrale a biomassa della Free Zone è una delle prime realizzazioni.
Il programma contiene 108 misure, tra cui l’installazione di sensori ambientali per analizzare l’emissione di particelle di ossido di azoto e le microparticelle dei veicoli circolanti a Barcellona. L’elettrificazione del porto e, nonostante la crisi, il sostegno finanziario per la riabilitazione e ristrutturazione di edifici che prevedano criteri di efficienza energetica, sono altri obiettivi che Antonio Franco Ruiz, Assessore all’Ambiente della capitale catalana, si è dato per il 2020.
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