La Commissione Ambiente della Camera avvia un’indagine conoscitiva sulle politiche in materia di produzione di energia da fonti rinnovabili.
“Promuovere una più approfondita conoscenza delle misure attivate per sostenere l’avvento della green economy nel nostro paese”. E’ questo l’obiettivo dell’indagine conoscitiva avviata dalla Commissione Ambiente della Camera che dovrà analizzare le problematiche ambientali in tema di politiche per la produzione di energia da fonti rinnovabili e, sostenere lo sforzo del Paese verso un nuovo modello economico più green.
La green economy però non è un modello economico al di là da venire ma una realtà che fattura già 10 miliardi di euro con un potenziale occupazionale dai 100.000 a un milione di nuovi addetti. Stiamo parlando di dati pubblicati lo scorso dicembre dal 44° Censis che fotografano un settore che, nonostante la “disattenzione dello Stato centrale”, ha continuato a crescere e a svilupparsi e dove, le rinnovabili rappresentano la componente industriale più importante e promettente.
L’intenzione del Governo, così come dichiarato dal Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, è quella di “moralizzare il settore perché l’Italia ha gli incentivi più alti d’Europa”. Un piatto molto ricco che ha attirato i furbetti: secondo i dati del GSE, sono il 15% del totale delle domande presentate.
Del resto se il Ministro Romani non fosse intervenuto adesso ai 3,7 miliardi previsti in bolletta per il 2011 se ne sarebbero aggiunti “altri 3,5 di incentivi al fotovoltaico”. Si tratterebbe quindi di 7,2 miliardi e non quei 5,7 stimati dall’Authority per l’Energia. Secondo il Ministro Paolo Romani finalmente, grazie al suo intervento: “verranno eliminati gli sprechi ed evitati esborsi per i cittadini”.
Da un’analisi dei fatti però emergono alcune anomalie che riassumiamo nel post del venerdì:
- “Il Governo conferma gli incentivi. Altri tre anni pagati per il solare” (Libero del 20/6/2010)
- “Il sorpasso delle energie rinnovabili e le distorsioni nella bolletta” (Corriere della Sera, 15 luglio 2010)
- Già a luglio quindi il Presidente dell’Authority denunciava gli alti costi del sistema rinnovabile ma solo ora il Governo è intervenuto
- Allora la poltrona del Ministero dello Sviluppo Economico era vacante ma che gli incentivi italiani fossero tra i più alti d’Europa si sapeva, così come si sapeva che cinesi, danesi, americani e altri ne beneficiassero e che, al Sud, le organizzazioni malavitose si stessero infiltrando anche in questo nuovo settore.
- Dall’estate ad oggi la voce delle Associazioni dei Consumatori non si è mai fatta sentire. Solo in un comunicato del 3 marzo Adiconsum ha dichiarato: “i consumatori smettono di pagare il fotovoltaico Riteniamo che gli incentivi per produrre energia da fonti rinnovabili debbano essere mantenuti anche in futuro, riproporzionati e ridotti rispetto alla situazione attuale, tenendo conto della diminuzione del costo degli impianti che si sono fortemente ridotti negli ultimi anni”.
Domande che oggi non trovano risposte ufficiali e che sembrano distogliere l’attenzione dall’unico vero punto fondamentale, sollevato oggi sulle pagine di Repubblica dal vice presidente di Confindustria, Samuele Gattegno.
La certezza del diritto, data a giugno dal sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico, Stefano Saglia con la nuova versione del conto energia, in un paese civile non dovrebbe mai venire meno. In gioco, la credibilità di un Governo che, secondo l’Aibe, Associazione Italiana Banche estere: “è già oggetto di attenzione da parte delle agenzie di rating” perché cambiando le regole del gioco in corsa, si confermerebbe “un rischio d’inaffidabilità del legislatore italiano”.
A rischio, per il futuro, gli investimenti che potranno dare ritorni significativi nel medio-lungo termine e, in discussione, oggi, un nuovo modo di fare economia.
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