I soprintendenti del no
“Cedere terreni agli specchi significa ferire aree già devastate dalle pale”, così Vittorio Sgarbi esprimeva sulle pagine del Giornale il suo totale dissenso ai pannelli solari che “offendono il paesaggio e il buon senso”. Nello stesso articolo Sgarbi richiamava l’attenzione dei lettori “sul numero impressionante di edifici orrendi su cui si possono installare i pannelli”, “proponendo come alternativa la collocazione di questi impianti nelle aree industriali”.
Al di là delle posizioni di Sgarbi rimane però il problema di come coniugare al meglio lo sviluppo delle energie rinnovabili e, la tutela del territorio. In Italia 141.327 chilometri quadrati sono sottoposti oggi a vincolo paesaggistico (fonte Sole 24 Ore), poco meno dell’intera superficie.
Un paese con il più alto numero di siti Unesco dove però manca ancora un piano paesaggistico. La tutela dei beni ambientali e culturali viene affidata a enti locali, Regioni e Soprintendenze, depauperate di uomini e mezzi. Chi vuole autorizzare un impianto oggi deve sapersi districare tra uffici con diverse competenze e, soprattutto, non farsi scoraggiarsi da risposte spesso differenti tra i vari enti coinvolti in questo lungo e complicato processo: Vincoli paesaggistici, Archeologici, Idrogeologici, Storici, Monumentali, oppure Parchi Nazionali e Regionali, Riserve Naturali, Zone ZPS, SIC, etc..
Una situazione al collasso dove il Ministero presieduto dal Ministro Sandro Bondi ha più volte cercato di intervenire semplificando il complesso regime di autorizzazione paesaggistica.
Il nodo del problema rimane però la difficoltà di dialogo tra centro e periferia, cioè tra Ministero e regioni con, in mezzo, il soprintendente di turno che deve dire l’ultima parola su tutti gli interventi in zone vincolate. Le soprintendenze possono infatti esprimersi non solo sulla legittimità dei nullaosta ma possono dare il proprio parere entrando nel merito del progetto.
Nel frattempo, tra le soluzioni possibili per gestire comunque l’emergenza e, i tanti casi sollevati anche dai media, il Ministro Bondi ha costituito una Commissione di esperti col compito di valutare il reale impatto paesaggistico di questi nuovi impianti (in particolare dopo le accese polemiche su i progetti fotovoltaici nell’Oasi di San Francesco in Umbria e, in alcuni Comuni del Parco Nazionale d’Abruzzo).
Controllori che controllano chi deve a sua volta controllare con tempi infiniti, incertezze e burocrazia invalicabile.
Una spinosa questione su cui il Forum “Rinnovabili e paesaggio”, promosso dal Centro Studi Solarexpo, cercherà di far riflettere istituzioni, associazioni, operatori e cittadini. Uno scambio di opinioni con anche aggiornamenti su le normative nazionali, gli iter autorizzativi, le linee guida e i provvedimenti adottati dalle amministrazioni locali.
Non condivido il giudizio estetico di Sgarbi, mentre mi pare ovvio che le aree industriali ben si prestano ad accogliere impianti fotovoltaici: il consumo di elettricità è maggiore, quindi si può anche evitare l’allacciamento alla rete elettrica nazionale; non pongono problemi di carattere estetico, semplificando così l’iter autorizzativo; i soggetti che vi operano sono i più idonei a investire e a gestire, direttamente o indirettamente, gli impianti. D’altronde, la tariffa incentivante è incrementata del 5%, se non erro, senza che peraltro vi sia una reale motivazione economica.
Ma non solo. Sui tetti è prevista anche una tariffa più interessante per chi sostituisce l’amianto con i pannelli fotovoltaici. Vero però che, con il conto energia ancora in discussione per l’ennesima volta, non si sa se queste tariffe verranno confermate oppure no. La promessa è di definirle a breve e, in tal senso, il Governo sta incontrando tutte le parti coinvolte. Berlusconi l’11 di marzo le aveva promesse nel giro di un paio di settimane. Siamo ormai prossimi alla scadenza!