“Engagement’ è la parola d’ordine contro la crisi: lo rileva una ricerca di Top Employers Italia su come stanno cambiando le priorità nel mondo del lavoro
Motivare i dipendenti è la priorità per le aziende. Nel perdurare della crisi le aziende cambiano le loro priorità e mettono in primo piano l’engagement dei dipendenti, seguito dal cambiamento culturale e organizzativo. Lo rileva la ricerca 2014 di Top Employers Institute, ente di certificazione globale che analizza, valuta e certifica le eccellenze delle condizioni di lavoro messe in atto dalle imprese.
La ricerca è stata effettuata su oltre 850 aziende in oltre 70 Paesi di tutti i continenti, tra cui le 51 aziende Top Employers in Italia. L’engagement è la priorità numero uno per le aziende Top Employers Italia nel 2014, seguita da altri valori quali cambiamento culturale, gestione del talento, sviluppo della leadership, apprendimento e sviluppo.
Rispetto all’anno precedente, sia l’engagement sia il cambiamento culturale e organizzativo salgono di una posizione (erano rispettivamente al secondo e terzo posto nel 2013), a testimonianza delle mutate esigenze e trend aziendali, che vedono slittare la gestione del talento al terzo posto (era al primo posto nel 2013).
L’importanza dell’engagement è inoltre confermata dagli studi di benchmark in proposito, aumentati di oltre il 10% rispetto all’anno precedente: sono stati effettuati dal 62% delle aziende nel 2014 (nel 2013 erano il 51%). Il dato italiano è più alto rispetto a quello generale europeo, che vede gli studi di benchmark sull’engagement al 54% (rispetto al 48% del 2013).
A fianco dell’aumentata importanza dell’engagement, aumenta anche l’attenzione alla corretta diffusione dei valori aziendali, con un aumento dei corsi di mission e valori aziendali: effettuati nel 96% nel 2014, a fronte di un 89% dell’anno precedente.
E ancora una volta i dati della ricerca di Top Employers Institute lo confermano, con un significativo aumento del 9% di attenzione verso i percorsi di carriera, fino a non molti anni fa riservati in massima parte ai ”piani alti” o middle manager, ma che hanno visto recentemente un importante incremento anche a livello di staff: vengono effettuati nel 60% dei casi nel 2014 (nel 2013 erano il 51%).
Un cambiamento di priorità che ha una spiegazione precisa: “Il perdurare della crisi ha avuto importanti riflessi all’interno delle organizzazioni aziendali soprattutto per quanto riguarda nuovi valori e nuove modalità nel rapportarsi con le persone. Da qui, la necessità dei responsabili Hr di affrontare nuove esigenze e rimodellare disegni e modelli relazionali”, osserva Alessio Tanganelli, Country manager Italia di Top Employers Institute.
Ecco quindi l’importanza sempre maggiore del motivare i dipendenti con argomenti e strategie che vanno oltre la retribuzione – aggiunge – creare una fidelizzazione importante dei talenti migliori; gestire le competenze e l’esperienza dei senior; prestare attenzione a una corretta pianificazione delle carriere, seguendo il principio che un ambiente di lavoro ottimale è un elemento competitivo in grado di favorire la crescita non solo professionale, ma anche personale e umana delle persone, e questo si traduce, a sua volta, in potenzialità di sviluppo e crescita anche a livello aziendale.
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