Sono oltre 5,3 miliardi i fondi destinati a bandi di innovazione e ricerca a favore delle imprese che oggi sono fermi nella pancia di Invitalia, del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero dell’Istruzione.
“Restare competitivi su scala globale richiederà investimenti in efficienza energetica e innovazione tecnologica”. Così il presidente del Consiglio, Enrico Letta qualche giorno fa sulle pagine de Il Corriere della Sera a proposito della pesante crisi industriale che sta attraversando il nostro paese “Per oltre dieci anni – scrive ancora il premier sulle pagine del quotidiano – la politica industriale è finita in secondo piano a vantaggio dei settore finanziari e dei servizi“.
Premesso che è quantomeno curioso che tale presa di consapevolezza arrivi a distanza di dieci anni circa e a fronte di crisi ormai insuperabili, resta sul piatto un dato allarmante: negli ultimi 4 anni il Belpaese ha perso il 22% della propria produzione industriale e tutte le sue industrie di base. Uno tsunami che non ha risparmiato nessun settore: dall’auto alla siderurgia, passando per l’alluminio e la meccanica.
E come al solito, assistiamo a un paradosso tutto italiano: mentre la crisi ha allungato le sue fauci fameliche, l’Italia ha pensato bene di ritirare, o meglio ancora di congelare, le azioni concrete a favore di una vera e propria politica industriale. In primis, i fondi ad essa destinati come ad esempio Italia 2015 che è stato recentemente “bocciato” dalla Corte dei Conti perchè “poco efficace”
Ricordiamo che Italia 2015, voluta da Pierluigi Bersani ai tempi del Governo Prodi, individuava i settori sui quali concentrare l’intervento pubblico con progetti “a bando”, selettivi e tesi – almeno sulla carta – per favorire innovazione e ricerca. Non solo sostegni a pioggia o a fondo perduto ma veri e propri bandi sostenuti da risorse pubbliche e private per finanziare produzioni tecnologicamente avanzate. Con l’arrivo del Governo Berlusconi però Industria 2015 è stata spolpata: sui primi tre progetti finanziati per circa 800 milioni , ne sono stati spesi solo 13. Secondo un’indagine di Fasi.biz, la banca dati sui finanziamenti pubblici, diverse centinaia di milioni di euro sono ancora fermi nelle casse del Ministero dello Sviluppo Economico. Dati ufficiosi del MISE rilevano che il bando “Efficienza energetica” su 37 progetti ammessi al finanziamento, ha fatto registrare solo 8 erogazioni. Quello “Mobilità sostenibile” su un totale di 29 progetti ammessi, si è fermato ad appena 9 erogazioni. Ma il caso più clamoroso sembra essere quello del bando “Made in Italy“, terminato a dicembre 2008. Su un totale di 166 progetti ammessi al finanziamento, nemmeno uno ha raggiunto il traguardo, vale a dire l’erogazione di denaro.
“Tempi troppo lunghi per l’erogazione del denaro e scarsità delle erogazioni richieste”, ha evidenziato l’inchiesta della Corte dei Conti a fine 2013. Sotto la lente della magistratura contabile anche i rapporti con Invitalia, “caratterizzati da incertezze negli schemi collaborativi, oggetto di recenti modificazioni i cui effetti dovranno essere successivamente modificati”.
Morale della favola: “visti i ritardi e la limitatezza dell’attuazione, si ritiene doveroso accertare in tempi brevi lo stato dell’arte di ogni singolo programma per valutare il perdurante interesse alla prosecuzione, nonché le prospettive di realizzazione tenuto conto delle risorse finanziarie disponibili». Il che vuol dire, nel momento più delicato della crisi l’Italia rimane con le mani in mano o meglio non riesce e non vuole spendere neanche quei pochi soldi ancora disponibili.
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