Mentre in Italia avanza il vento dell’antipolitica e l’insofferenza verso tutto ciò che si definisce partito o pseudo tale, sul territorio iniziano a prendere il sopravvento nuovi furbi e furbetti che, approffittando della situazione di caos, portano avanti progetti contro la volontà dei cittadini.
Uno di questi, il caso dell’impianto a biomasse di Capalbio che, come denunciato anche da Furio Colombo su le pagine de il Fatto Quotidiano, metterebbe a rischio una zona di alto pregio ambientale come quella del Lago di Burano. Il progetto prevede infatti l’uso di 500 ettari di terreno agricolo per la produzione di 160mila quintali di biomassa.
Un caso importante che Furio Colombo porta all’attenzione del presidente del PD, Pier Luigi Bersani come “terreno fertile per Grillo” ma che è significativo per evidenziare come, nel vuoto istituzionale che il nostro paese sta vivendo oggi, si possono insediare personaggi forse peggiori dei precedenti politici. Nel caso di Capalbio infatti il patto di ferro tra imprenditore privato e politica locale va avanti, in barba a tutti i “no” espressi dai cittadini.
E questo, direte voi, non è una novità.
Questa volta però la storia si fa più interessante perchè abbiamo il colpo di scena. Come scrive lo stesso Colombo “nessuno si aspettava che, con mossa abile e imprevista tipica di certi thriller, i partiti usassero i cittadini come scudo umano, mettendoseli davanti ed esponendoli direttamente ai colpi con la buona ragione che adesso ciascuno deve fare la sua parte. Da un lato, prosegue Furio Colombo, i partiti non ci sono e non c’entrano. Dall’altro alcuni personaggi con veste politica si sentono liberi di trattare decisioni che ritengono buone, anche se non si sa per chi e perchè”.
Ed ecco allora che valutazioni di impatto ambientale, autorizzazioni e pareri da parte di vari enti competenti, oltre a mille cavilli burocratici possono finalmente schivare firme e permessi e magari prendere la via più breve, senza neanche allungare bustarelle in qualche ufficio. Così come, al contrario, progetti scomodi ma interessanti dal punto di vista ambientale potranno finalmente scomparire dalla scrivania di qualche funzionario e finire nei faldoni da archiviare.
Come scriveva il politologo Giovanni Sartori nel 1992, ai tempi della caduta della prima Repubblica, “il fenomeno che più mi ha colpito in questi anni è l’antipolitica e l’insofferenza nei confronti dei partiti. In Italia questo atteggiamento della gente ha motivi ben specifici: il Paese è stato mal gestito, ha sopportato un lungo periodo di stagnazione, si è andati insomma oltre il lecito“.
Oggi, a distanza di vent’anni, ci siamo dentro di nuovo ma ci auguriamo che questa insofferenza non prenda il sopravvento almeno quando si tratta di tutelare il territorio e le risorse ambientali. Smettere di pensare che è sempre colpa della politica potrebbe essere un buon inizio per prendersi, ognuno, le proprie responsabilità e fare del bene pubblico, anche zone di prestigio come quelle di Burano, qualcosa che ci appartiene davvero. E per farlo, non serve che Beppe Grillo arrivi nella piazza di Capalbio per dare voce al popolo.
Racconta ancora Furio Colombo, “in questa storia si vedono bene le cellule voraci degli interessi particolari che si mangiano ciò che resta della politica, mentre i cittadini assistono senza diritto e senza parola, mentre monta un’esasperazione sempre più difficile da controllare. Quando esplode, primo, domandarsi perchè“.
Leggi qui l’articolo di Furio Colombo su Il Fatto Quotidiano del 29/4/2012
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