Un libro racconta una storia ma il più delle volte, prima di vedere la luce, ha una sua storia da raccontare. Vi racconto come è nato il mio libro “Il sole, le ali e la civetta”, dal 12 settembre in tutte le librerie.
Oggi scrivere sembra sia diventato un mestiere che tutti possono fare: basta avere una storia da raccontare, postarla da qualche parte e il gioco è fatto. Ebbene vi assicuro che non è esattamente così. O meglio se fai il giornalista, vuoi raccontare fatti ma nello stesso tempo vuoi “dilettarti” con quella che chiamano narrativa, la strada non è del tutto in discesa. Quantomeno devi avere una buona dose di determinazione, guardare oltre gli ostacoli e soprattutto sapere di essere nel giusto. Così perlomeno ho fatto io e ora, che sono solo all’inizio dell’avventura, mi guardo indietro e lo rifarei senza alcuna esitazione.
Ebbene, direte voi, che avrai fatto mai. Hai pubblicato un libro mica scalato l’Everest o chissà che. Ma vi assicuro che scalare l’Everest sarebbe stato forse più facile (perlomeno se sei uno scalatore semi-professionista conosci gli ostacoli della montagna). Se invece sei uno che scrive da anni, hai una storia da raccontare e dei fatti da rendere noti il contesto cambia. Eccome se cambia.
Ma andiamo con ordine. Io sono partita dall’esigenza di “mettere nero su bianco” un momento della mia vita: un’esperienza professionale dove ti senti un po’ prigioniera del tuo stesso incarico e non sai come liberarti. E la scrittura, parola di analista, scaccia ogni fantasma ed è terapeutica. E così è stato. Pagine e pagine di sfogo che hanno iniziato a chiedermi di diventare storia, di assumere dei contorni, di avere un inizio e una fine. Ed ecco allora un romanzo, una storia con dei personaggi che soffrono, che amano, che credono di agire per il bene comune ma in realtà si muovono solo per soddisfare il proprio narcisismo.
E anche fin qua, niente di nuovo, come mi disse un editor quando gli parlai del primo libro. “Dipende da come lo racconti, da cosa scrivi” mi disse allora. Mi ributtai sul cosa, sul come, consultai corsi di scrittura on line, lessi vademecum sulla scrittura creativa, su come si costruisce una storia, su come si intrattiene il lettori. Su quali dovevano essere gli ingredienti per cucinare un buon libro. E il libro arrivò, pagina dopo pagina con grande fatica. La cosa curiosa è che chi come me che per professione scrive da anni è paradossalmente più difficile “scrivere creativo”. Bisogna liberare la mente, lasciare spazio alla fantasia, al non detto, ai sentimenti e a tutti “i buoni ingredienti” per cucinare un buon piatto. Una volta finito ho tentato la carta più alta, o perlomeno chi per me poteva essere l’editore perfetto. La risposta fu: buona storia ma poco letteraria. Ancora oggi non so cosa voglia dire “letterario” e come me, ho scoperto poi, anche tanti scrittori….Ma questa è un’altra storia.
Come spesso succede nella vita quando ormai non vedi via d’uscita ti si presenta l’occasione per uscire dal tunnel. Un altro editore mi chiese di scrivere la stessa storia, però questa volta vera. Un’inchiesta giornalistica dove raccontare fatti, nomi e cognomi. Ma il mio libro era sempre nel cassetto e soprattutto oggi scrivere “fatti” in Italia non è facile per chi fa il mio mestiere. Le assicurazioni non ti coprono da richieste danni, gli editori se ne lavano le mani e tu sei solo ad affrontare ogni difficoltà.
Ecco allora che il mio libro (così è stato per tanto tempo in attesa di trovare un titolo) è tornato a chiedermi di dargli voce: ho incrociato la fiction con il racconto dei fatti perchè spesso la fantasia supera (o perlomeno dovrebbe) superare la realtà.
Il libro sarà in tutte le librerie d’Italia dal 12 settembre e io continuerò a ricordare con grande affetto uno dei personaggi, Gian Maria…..”goloso, impacciato e profondamente convinto che dire le cose (e rinunciare a desiderarle) lo tenesse lontano dai guai. Le guance rubizze, da contadino, gli occhi piccoli e inespressivi, il culo grosso e alto, le gambe corte, fatte a X, erano come allora. Quella faccenda dell’energia pulita era la prima vera occasione per dimostrare a sè stesso e agli altri che valeva qualcosa”.
A lui vanno le tante sere spese a raccogliere gli ingredienti per farlo diventare un vero personaggio, capace di suscitare emozioni in chi legge. Letteratura o meno so che una storia degna di essere raccontata ha visto la luce e soprattutto nel cassetto si è liberato posto. Ora potrò riporvi altre idee nuove.
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