Cinque operatori cinesi, un europeo, un americano e un giapponese: questi i futuri player che domineranno il mercato del fotovoltaico mondiale secondo Marco Achilli, managing partner di EnergyLink, società italiana attiva nei prodotti e servizi per l’energia rinnovabile che recentemente ha presentato al mercato italiano un innovativo micro inverter.
“E’ la dura legge del mercato“, ha spiegato Marco Achilli a “Bianco, rosso e green economy”, “che porterà nei prossimi 3-5 anni ad una selezione naturale dei produttori e ad una inevitabile concentrazione. E’ sotto gli occhi di tutti: il 90% dei produttori di moduli FV hanno avuto pesanti perdite operative nel corso del 2011“.
Allora il fotovoltaico sarà una commodity?
Certo. Se pensiamo che un giorno, neppure tanto lontano, un impianto residenziale da 2,7kW costerà 6.000€. Un valore abbordabile per molte persone. Quello che invece sta già succedendo con la nuova normativa CEI 0-21 è che andremo nella direzione di inverter intelligenti in grado di realizzare la famosa smart-grid.
E gli incentivi? Oggi siamo a 5,4 miliardi ma il Governo non ha confermato se ci saranno 6 o 7 miliardi a disposizione e, fino a quando.
Sono sempre stato uno dei sostenitori della bontà del 4° Conto Energia nel suo complesso perchè ha introdotto uno scenario temporale di largo respiro. Certo siamo vicino al raggiungimento dei 6 miliardi annui a disposizione per il 2012, quindi solamente 1,2 GW, da qui a fine anno. Sono convinto che non sia necessario arrivare al 2016 con gli incentivi. Basterà arrivare alla fine del 2014 perchè siamo molto vicini alla famosa grid-parity. Lo stato Italiano così affamato di soldi non può permettersi di rinunciare agli introiti IVA derivanti dalla costruzione di nuovi impianti e dalla IRES e IRAP pagata dai soggetti responsabili aziendali. Penso che, con alcune modifiche, il fotovoltaico rimarrà incentivato almeno fino alla fine del 2014 probabilmente con un limite di potenza fissato ai 200-500 kW oppure in base al consumo di energia del soggetto responsabile.
Segno meno per i produttori italiani e per il made in Italy. Tempi bui per i produttori di casa nostra?
Si. Non credo che rimarrà nessun produttore italiano. Il più grande produce 80MW e per me la soglia di sopravvivenza è di almeno 500MW di produzione. Oltretutto anche tutti gli italiani hanno subito nel 2011 perdite pesanti e rispetto ai player asiatici che non hanno problemi di Anti-Trust, non hanno la possibilità di sopravvivere a lungo. Qualcuno probabilmente verrà acquisito da qualche grande player come è già successo in Germania dove LDK ha acquisito Sunway che era finita in ammnistrazione controllata. Inoltre non è assolutamente vero che la qualità dei prodotti asiatici è inferiore o che siano più competitivi perchè producono in Cina dove la manodopera costa un 20% in meno che in Italia (e soprattutto con una produttiva superiore). E’ una semplice ragione di volumi di produzione, e questo è un business nel quale i volumi sono tutto. Faccio un esempio nel settore automobilistico: è come se la De Tomaso volesse competere con la Volkswagen. L’unica alternativa è lavorare su prodotti di nicchia ad elevata qualità, se vogliamo competere sui volumi non c’è storia a meno che si abbiano le capacità di andare a competere nei mercati mondiali (USA e Cina) e produrre anche là.
Anche il Ministro Clini ha dichiarato che l’industria italiana non ha saputo cogliere la sfida. Per quale motivo?
E’ sostanzialmente vero se consideriamo l’aspetto industriale dei moduli FV. Per gli inverter non sono d’accordo. Basti pensare a una realtà come Power-One, che sebbene di proprietà statunitense, ricerca, sviluppa e produce a Terranova Bracciolini (AR) e tra un po’ inizierà a produrre anche in USA per il mercato nordamericano. E ce ne sono altre. Mentre dal punto di vista di EPC e System Integrators abbiamo delle bellissime realtà. Il problema non è solo del fotovoltaico. E’del sistema Italia che ha un tessuto incapace di crescere sopra le 15 persone mentre nel fotovoltaico se vuoi produrre devi investire tanto e avere una dimensione d’azienda adeguata. E devi essere capace di andare all’estero.
mi scusi, ma prima di dire certe cose si informi.
Io personalmente non ho avuto alcun finanziamento per tredici milioni.
inoltre prima di giuducarmi mi conosca e conosca la mia storia non solo i sentiti dire.
Grazie
Più che da ponte farà da zerbino.
Nelle barzellette cè sempre l’Italiano!
concordo in un processo di riorganizzazioni ed aggregazioni nel prossimi anni, ma non sono cosi convinto che in Europa resterà un solo produttore, visto che ad oggi i 2 paese con l’istallato maggiore sono Germania ed Italia.
L’italia dovrà fare da ponte verso il bacino del mediterraneo
Non è che l’industria italiana non ha saputo cogliere la sfida, il problema è che è stata affidata lo sviluppo solo a chi ha voluto speculare sul fotovoltaico. Qui non c’è stata la benché minima passione per sviluppare il fotovoltaico ma solo una mera opportunità di guadagnare soldi. Le banche hanno finanziato imprenditori senza assicurarsi che conoscenza avessero del prodotto e quali fossero le strategie da adottare per mantenersi sul mercato. Pierangelo Masselli ha ottenuto dalle banche 13 milioni di euro per acquistare il 70% della Helios Technology. Chi era questo personaggio per ottenere un simile finanziamento, uno che veniva dalla vendita di carrucole in Germania,poi ha acquistato una ditta di pompe idrauliche e senza nessuna laurea,su queste basi ha ottenuto i finanziamenti dalle banche. Così come la X-Group che ha raccolto una trentina di imprenditori pensando che si poteva realizzare celle fotovoltaiche solo con un capannone e delle macchine. L’errore non è dell’industria ma di chi ha concesso i finanziamenti.
Per quanto riguarda il prodotto realizzato, bisognerà vedere tra qualche anno il reale impatto di efficienza, oltre al fatto che bisognerebbe considerare quanto si inquina a produrli.