Cari leader politici, siete amici del carbone e del petrolio? Io non vi voto!
E’ questo il messaggio con cui l’associazione ambientalista Greenpeace invita i cittadini a firmare una petizione on line per far sapere ai candidati che solo grazie a un cambio di rotta (energetica) potranno guadagnarsi il loro voto. Una sfida alla politica fossile – così Greenpeace ha intitolato la campagna – partita nei giorni scorsi con l’affissione di cartelloni e l’invio di un questionario a tutti i candidati. Al momento le risposte sono ancora poche ma via Twitter hanno aderito Nichi Vendola e Laura Puppato che ha definito la green economy il futuro.
Premesso che, come spiegato più volte, l’assolutismo non porta molto lontano e che non si esce dalla dipendenza energetica favorendo solo alcune fonti a discapito di altre, vorrei questa volta soffermarmi sul tipo di messaggio.
Ancora una volta i temi legati all’ambiente (e al nostro futuro, non solo energetico) diventano oggetti del contendere politico. Avremo così candidati puliti e candidati sporchi su cui, con estrema facilità, poter ragionare ed eventualmente decidere di votare. Non dimentichiamoci però che è il candidato che interessa e non il suo programma e che l’autorevolezza non si costruisce a colpi di slogan. Una campagna di pro e contro non fa altro che consegnare voti certi a questo o a quel candidato e a connotare politicamente il problema energetico (ed ambientale) senza però avere la certezza che questi impegni verranno poi rispettati. E l’esperienza insegna che dare colori politici a questi temi vuol dire, inevitabilmente, innescare battaglie ideologiche che non portano molto lontano e che non creano vera consapevolezza.
Ed eccoci di nuovo di fronte a diktat politici e associazionisti dove il cittadino, bombardato da informazioni, si trova a dover scegliere senza conoscere a fondo il problema e senza avere la possibilità di comprenderlo. Se l’energia pulita ti salverà, quella sporca restituirà solo inquinamento. Una facile semplificazione di un problema dove se proprio vogliamo trovare i buoni e i cattivi, almeno facciamolo senza passare dalla politica. Questa, ormai lo sappiamo, è sporca per definizione e se proprio di fossili vogliamo parlare, chi meglio dei nostri politici si può definire tale.
Sarebbe forse più interessante capire chi dei “fossili” è in grado di smarcarsi dalla propria dipendenza politica, “rinnovandosi” con idee e “risorse” nuove. Allora sì che potremmo iniziare a sognare un mondo più pulito!
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