Il riciclo illegale dei rifiuti vale ben sette miliardi di euro e le mafie si arricchiscono
In Italia il mercato del riciclo illegale dei rifiuti vale sette miliardi di euro che toccano tra settori più importanti del made in Italy, tra cui abbigliamento e agroalimentare. Non solo. La strada dell’illegalità brucia anche 110 mila posti lavoro. Questi alcuni dei «rischi dell’export», ma anche delle importazioni, di «prodotti pericolosi» che vengono fuori da uno studio realizzato dall’Eurispes in collaborazione con Polieco (il Consorzio per il riciclaggio dei rifiuti dei beni a base di polietilene) e presentato in occasione della V edizione del Forum internazionale sull’economia dei rifiuti, in programma a Ischia il 20 e il 21 settembre.
Secondo il rapporto «il 25% delle spedizioni di rifiuti inviate dall’Ue ai Paesi in via di sviluppo di Africa e Asia» avviene «in violazione delle normative internazionali». Allo stesso modo l’illegalità dell’esportazione riguarda anche «una ingente quantità di beni contraffatti o pericolosi» che arrivano in Europa, prodotti attraverso il riciclo `illegale. In Italia, le stime sulla contraffazione parlano di «un giro di circa 7 miliardi, con minori entrate fiscali per 1,7 miliardi e una perdita di 110 mila posti di lavoro»; tra i settori più colpiti, abbigliamento e accessori (2,5 miliardi), pirateria informatica e agroalimentare (1,1 miliardi). Nel 73% dei casi i beni sequestrati sono di origine cinese. Per contrastare questo problema, oltre all’aiuto del marchio di qualità ambientale volontario ´rifiuti km0’, si potrebbe pensare alla predisposizione di «ulteriori incentivi per riciclatori e produttori» e a «una maggiore cooperazione tra produttori, distributori, consumatori, riciclatori». Tra le prospettive indicate, la promozione di un mercato dei prodotti riciclati Made in Italy.
«L’uso di prodotti riciclati – afferma il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara – è diventato sempre più centrale e strategico. Non è azzardato ipotizzare che nel prossimo futuro assisteremo ad una guerra delle plastiche. Il miglioramento della gestione dei rifiuti può aprire nuovi mercati e creare posti di lavoro». Per Enrico Bobbio, presidente PolieCo, è necessario approfondire e «superare le discrasie di un modello di gestione nazionale che appare inefficace in termini di risultati economici ed ambientali».
L’analisi parla anche della produzione di materie plastiche spiegando che a livello mondiale è incrementata in 10 anni del 3,7%; a livello europeo dell’1,7%. Nel 2011 «di tutta la plastica richiesta dal mercato nell’Ue a 27 è stato intercettato un quantitativo di rifiuti pari a 25,1 milioni di tonnellate (+2,4% rispetto al 2010)». In discarica sono finite «10,2 milioni di tonnellate», mentre il recupero di materia o di energia ha raggiunto un tasso pari al 59,1% di tutti i rifiuti raccolti.
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