Sono 230 gli operai e 50 gli impiegati della Vestas per cui è stata richiesta oggi la cassa integrazione ordinaria. Dopo i tagli dei giorni scorsi decisi dalla casa madre la sede italiana del gruppo danese è stata travolta dai venti di protesta del movimento “Forza d’urto”. Il blocco imposto dagli autotrasportatori impedisce l’arrivo dal porto dei pezzi necessari all’assemblaggio delle pale eoliche e da qui la scelta di fermare gli impianti e di fare ricorso, sia pure temporaneamente, all’ammortizzatore sociale. Secondo quanto dichiarato dai dirigenti Vestas alle segreterie dei sindacati dovrebbe trattarsi di una cassa integrazione di pochi giorni visto che lo sciopero e il bocco dei camion dovrebbe concludersi venerdì prossimo.
Nel frattempo la Vestas Nacelle, aziende del grupp che monta un altro componente in fase di costruzione delle pale eoliche, ha deciso di mettere in ferie il proprio personale. Una scelta più soft anch’essa dovuta alla mancanza di forniture dei pezzi necessari all’assemblaggio causato dal blocco dei tir all’ingresso del porto di Taranto.
In questa Italia immobile e paralizzata i diritti legittimi cozzano, purtroppo, con altri diritti legittimi.
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