Secondo i dati del Dipartimento delle Politiche Europee al mancato rispetto delle norme di tutela ambientale va il più elevato numero di infrazioni
Centotrentadue sono, ad oggi, le infrazioni contestate da Bruxelles all’Italia di cui 95 riguardano casi di violazione del diritto dell’Unione e 37 sono relative al mancato recepimento di direttive. Questo, secondo i dati del Dipartimento delle Politiche Europee che, nella suddivisione per settore, indica al primo posto le tematiche legate all’ambiente con 33 infrazioni, seguite da fiscalità e dogane con 14 e, lavoro e affari sociali con 12 procedimenti in corso.
In ordine di importanza, prima fra tutte, quella sul “mancato rispetto della normativa europea sulla gestione dei rifiuti e delle discariche” per cui la Commissione Europea ha deciso di avviare nei confronti dell’Italia ben quattro procedure di infrazione. Nei primi due casi la Commissione porta l’Italia sul banco degli imputati alla Corte di giustizia dell’Ue; per gli altri due casi, invia a Roma un secondo ammonimento scritto (ossia un parere motivato) che rappresenta l’ultima tappa prima di un eventuale decisione di adire alla Corte di giustizia dell’Ue.
La procedura di infrazione riguarda “almeno 102 discariche”, di cui tre di rifiuti pericolosi, non conformi alla direttiva Ue del 1999. Coinvolte 14 regioni italiane: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna e Umbria dove esistono numerose discariche illegali o incontrollate. Secondo Bruxelles ”nel 2002 erano almeno 4.866 le discariche esistenti o in funzione in Italia; di queste, 3.836 apparentemente non sono state sottoposte ad alcun intervento per impedire eventuali danni ambientali al suolo, alle acque o all’aria”. Inoltre si ritiene che ”705 discariche possano contenere rifiuti pericolosi”. Procedura che però non riguarda le cosidette discariche “non esistenti”, quelle che non hanno i requisiti per essere definite tali ma che vengono usate come luoghi di abbandono illegale o non controllato di rifiuti. Ad esempio, solo in Basilicata, secondo il Corpo Forestale dello Stato, ce sono ben 152.
Questa volta, insieme all’Italia già richiamata all’ordine nel luglio 2009 quando risultavano 187 discariche non in regola, ci sono anche Francia, Grecia, Spagna, Regno Unito e Lussemburgo.
Un altro invito rivolto al nostro Paese, così come a Cipro e Romania, riguarda l’etichettatura energetica per gli elettrodomestici. Ora l’Italia ha 60 giorni di tempo per adeguare la propria burocrazia al nuovo richiamo, dopodiché scatta una multa salata. L’obbligo però risale già al 2010, quando entrò in vigore la nuova direttiva europea sull’etichettatura energetica di frigoriferi, congelatori, lavastoviglie, condizionatori d’aria, forni elettrici, lampadine e televisori. Come di consueto ci adeguammo per ultimi alla nuova normativa che entrò a pieno regime nel nostro paese solo lo scorso mese di novembre ma dove ancora regna la confusione più totale, oltre alle inadempienze.
Tra le motivazioni inviate da Bruxelles a Roma, l’importanza per i consumatori di conoscere il consumo energetico dei prodotti che acquistano consentendo loro di risparmiare denaro ed energia, oltre a contribuire al raggiungimento degli obiettivi europei di risparmio del 20%. Non da ultimo il fatto che i produttori sono stimolati a sviluppare e a promuovere solo prodotti efficienti.
Perché la cosa non mi stupisce?
Perchè ormai siamo abituati al peggio….