Non solo Easy Green in cassa integrazione. Ostaggi della politica, 20 mila posti di lavoro.
Con l’emanazione del decreto Romani l’Easy Green di Scandicci, in crisi dallo scorso mese di aprile, diventa improvvisamente uno dei “casi” più eclatanti di questi giorni e si conquista l’attenzione di alcuni rappresentanti politici che hanno chiesto al Governo di convocare un tavolo di confronto per discutere la situazione.
Come avevamo già ricordato nella nostra rubrica, “le notizie hanno la memoria corta”, questa giovane promessa del settore rinnovabili, così come altre (ad esempio Helios) vivono nell’incertezza già da diversi mesi, a causa di crisi finanziarie e amministratori non sempre trasparenti, indipendemente dalle decisioni governative.
Con il nuovo decreto che congela gli incentivi fino al 20 aprile, la nuova proprietà ha dichiarato di aver bisogno di più tempo per ridefinire il piano industriale ma non dimentichiamo che, dalla riconversione dell’ex Electrolux ad oggi, di tempo ne è passato. Scandicci doveva diventare, già nel 2009, il polo rinnovabile del “modello Toscana”. Per i 370 lavoratori il modello non è mai decollato e tante sono state le promesse non mantenute: la produzione doveva riprendere lo scorso mese di ottobre 2010 e gli stipendi dovevano essere già stati pagati. Il primo marzo 2011 tutti si aspettavano che la produzione ripartisse ma la fabbrica oggi è vuota e i lavoratori non ricevono gli stipendi da novembre, tredicesima compresa.
Vedremo ora se, “il caso” Easy Green potrà almeno contare su la cassa integrazione straordinaria per cessata attività o se l’incertezza graverà ancora sui lavoratori che, come tanti altri nella green economy “de noiantri”, sono in un qualche modo ostaggio della politica.
Dai distretti industriali della Toscana arrivano infatti notizie preoccupanti perché, fanno sapere, lo stop del Governo agli incentivi sta colpendo imprese di produzione del settore, piccoli artigiani e installatori ma anche aziende e famiglie che avevano in progetto di installare impianti fotovoltaici.
Nella Silicon Valley della Toscana, a Terranuova Bracciolini, la Power One, multinazionale statunitense ha fatto sapere che “se non cambiano il testo, saremo costretti ad abbandonare l’Italia e oltre 1300 lavoratori perderanno il posto”. Un’azienda che fattura 575 milioni di euro con 1300 lavoratori, compreso l’indotto e che, in un’intervista a Repubblica di Firenze del 10 marzo, ha dichiarato di:”di aver bloccato le assunzioni e congelato le commesse. Il decreto significa un dimezzamento dei ricavi per i prossimi due anni”.
Anche la Pramac di Casole d’Elsa, società quotata in Borsa che aveva già incontrato qualche difficoltà in passato, sta tremando di fronte al nuovo testo legislativo. In pericolo, nella sola provincia di Firenze, ci sono tremila posti di lavoro: sono quelle imprese di elettricisti che oggi si sono riconvertite a piccole aziende di installatori (in media fatturano poco meno di un milione di euro e hanno 8 addetti) e che erano riuscite ad evitare la crisi dell’edilizia.
Commenti Recenti