Da il blog della collega pugliese, Paola Bisconti che su Linkiesta.it cura Anam, lo spazio libero per liberi pensatori, amanti dei libri e delle storie.
Pubblicato nell’agosto 2013 per conto della casa editrice “Alpine studio”, nella collana “A voce alta”, il nuovo libro di Lucia Navone “Il sole, le ali e la civetta. Energie rinnovabili, la mangiatoia perfetta per imprenditori senza scrupoli, sottobosco politico e malavita organizzata” offre un approfondito spaccato sulla questione relativa al business dei pannelli solari e dell’eolico.
In undici interessanti capitoli, l’autrice ha saputo ricostruire con dovizia di dettagli, quanto si è verificato negli ultimi anni nella nostra amata Italia, un Paese considerato l’Arabia Saudita delle energie rinnovabili, il cui intervento di politica industriale era stato persino paragonato al Piano Marshall.
Oltre alla ricostruzione giornalistica dei fatti di cronaca e alle vicende giudiziarie, Lucia Navone, esperta di comunicazione ambientale, ha reso il volume ancora più singolare alternando una serie di paragrafi nei quali si da voce a personaggi inventati che però vivono situazioni molto simili alla realtà. Una sorta di fiction sapientemente strutturata nel testo in un gioco di stili letterari e una varietà lessicale che caratterizzano un libro a dir poco indispensabile per comprendere cosa si cela dietro ad un settore tanto innovativo quanto deludente. Per molti, infatti, il sogno di crescere in maniera sostenibile è svanito, chi credeva nel cambiamento è rimasto abbagliato dalla troppa luce e chi rincorreva una speranza l’ha vista volatilizzarsi col vento.
Il gigantesco flusso di denaro, infatti, non ha generato nessun tipo di ricchezza, nè ha procurato alcun beneficio all’economia della nazione se non acuito l’incasso delle già prolifiche casse della criminalità organizzata. A confermarlo anche Giuseppe Mastropieri, direttore dell’Area fonti rinnovabili di Nomisma Energia, che sul Sole24Ore ha dichiarato “Se il vento gonfia i portafogli delle mafie, i pannelli in silicio li illuminano”.
Da nord a sud, l’Italia intera ha subito l’inabissamento della criminalità organizzata nel tessuto economico e sociale, tutte le regioni sembra siano rimaste incastrate nei tentacoli della piovra mafiosa che attraverso la nuova figura professionale dello “sviluppatore” è riuscita ad ottenere autorizzazioni e concessioni, negoziare con gli enti locali, trovare scorciatoie, decidere gli appalti e attuare una serie di azioni illegali che hanno distorto il funzionamento di ciò che sarebbe potuta essere un’opportunità per il nostro Paese.
“Una montagna di denaro investito male ha drogato il sistema. Anziché investire nell’innovazione, alcune imprese hanno preferito pagare consulenti ed avvocati per accedere al meglio a questa mangiatoia pubblica” scrive Lucia Navone. In questa situazione decisamente complessa e intricata, il sud vanta un primato poco lusinghevole dato che si sono verificati numerosi casi di “green crimes”: “Siamo nel 2010, i campi della Puglia iniziano a riempirsi di specchi di silicio e nei registri della Camera di Commercio compaiono tante nuove piccole società a responsabilità limitata, tutte con un capitale di 10.000 euro e una vocazione societaria per le energie rinnovabili. Dai campi di pomodoro vengono reclutati i braccianti, mentre le masserie ospitano giovani manager che parlano tedesco, spagnolo e inglese”.
A catturare l’attenzione degli stranieri però non sono solo le nostre immense risorse quali il sole e il vento, ma anche lo stoccaggio di gas naturale. Gli imprenditori russi, infatti, hanno in cantiere tre progetti paralleli: South Stream, Tap e Poseidon. Le associazioni ambientaliste, con ammirevole determinazione continuano a protestare contro la costruzione di un gasdotto che rischia di trasformare le nostre bellissime spiagge in un terminal petrolifero e gassifero. Nell’ampio ventaglio di truffe propinate ai cittadini c’è anche quella delle biomasse le quali come le altre sono particolarmente vulnerabili perchè a grande rischio di infiltrazioni mafiose.
Con sagace ironia e un’acuta intelligenza, la giornalista Lucia Navone ha vergato un libro impreziosito nell’ultimo capitolo dalle testimonianze scritte da chi ha vissuto il boom delle rinnovabili come una battaglia professionale ma anche personale. Splendidi sono gli incipit, fuorvianti alcuni titoli, in tutte le pagine si coglie una destrezza letteraria che offre piacevolezza alla lettura nonostante l’argomento affrontato susciti comprensibilmente un sentimento di rabbia unito all’indignazione verso le molteplici ingiustizie che gravano su un’intera popolazione.
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