Il piano di Bruxelles per stanziare 200.000 milioni di euro in infrastrutture, energia e tecnologia: i punti salienti in un articolo del Pais
L’Unione propone due opzioni. La più immediata è quella di chiedere denaro ai paesi in via di sviluppo per iniettare 10.000 milioni di euro nella BEI. Questa istituzione, creata più di mezzo secolo fa per finanziare progetti europei, corre il pericolo di perdere il punteggio massimo dalle agenzie di rating e sta spiegando le sue vele nonostante la recessione allarmante: riduce i suoi prestiti e li concede solo a dure condizioni per mantenere la tripla A. In altre parole, non aiuta quando ce n’è più bisogno. Questa iniezione di capitale tornerebbe a darle le riserve necessarie, abbastanza respiro per aumentare la sua capacità di prestito a 60.000 milioni per quest’anno (senza questo denaro, stava progettando un taglio drastico ai suoi prestiti). Ció permetterebbe di mettere in campo investimenti europei per un importo di 180,000 milioni di euro.
Questa non è l’opzione più fattibile per l’asfissia fiscale corrente. Dobbiamo cercare alternative: il Comitato sta ultimando una mossa che dovrebbe essere pronta per il vertice informale previsto dopo le elezioni francesi, e sta cercando di darle tutta l’attenzione che richiedono queste cose in vista della prossima riunione formale dei capi di Stato e di governo, alla fine di giugno, che è già nota nei corridoi di Bruxelles come il Vertice della Crescita, utilizzando un linguaggio ridondante adatto agli appuntamenti che vogliono essere decisivi.
Ci sono diverse opzioni sul tavolo di come utilizzare i quasi 12.000 milioni, più o meno ambiziosi in funzione delle elezioni francesi. E a seconda della conferma o meno della conversione della Merkel al vento nuovo della politica europea. In breve, si tratta di ingegneria finanziaria: usare quel denaro come capitale ibrido da parte della BEI, a titolo di garanzia per attivare progetti infrastrutturali pubblico-privato attraverso sofisticati strumenti finanziari e obbligazioni di progetto (obbligazioni garantite da progetto UE perché le acquistino i fondi pensione e altri investitori, che si stanno preparando dallo scorso autunno).
Bruxelles ha già fatto circolare queste opzioni, le ha anche espresse al team di Hollande, che ha parlato apertamente nella sua campagna di utilizzare la BEI nella sua strategia di crescita.La Merkel ha abbracciato ieri la stessa idea: ora parla una lingua simile a quella di Hollande sulla BEI e su un uso piú intenso e flessibile dei fondi europei, uno stock di oltre 30.000 milioni di euro. Con il sostegno verbale in tasca, l’Unione aspetta in una calma apparente, il maggio francese. E conserva anche una carta se dovesse vincere Hollande e la Francia vuole un colpo d’effetto: tagliare il portafoglio prestiti della BEI, cartolarizzare prestiti già concessi e con ció, oltre al sostegno del bilancio europeo, liberare capitale per tornare a prestare: ambiziosa arguzia finanziaria alla maniera del subprime, sempre che la Germania supporti questo corso.
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