Matteo Renzi parla di politica energetica e divampa la polemica sugli idrocarburi, sulle trivelle e naturalmente sulle scelte poco “rinnovabiliste” del Governo
A scatenare un vespaio di polemiche è stata un’intervista rilasciata dal premier Matteo Renzi al Corriere della Sera del 13 luglio. “Nel piano sblocca Italia c’è un progetto molto serio sullo sblocco minerario. È impossibile andare a parlare di energia e ambiente in Europa se nel frattempo non sfrutti l’energia e l’ambiente che hai in Sicilia e Basilicata. Io mi vergogno di andare a parlare delle interconnessioni tra Francia e Spagna, dell’accordo Gazprom o di South Stream, quando potrei raddoppiare la percentuale di petrolio e del gas in Italia a dare lavoro a 40mila persone e non lo si fa per paura delle reazioni di tre, quattro comitatini”., così Renzi ha dichiarato al giornale di De Bortoli. E come per l’ex Ministro Passera, ecco alzarsi gli scudi contro il Governo definito “pro fossili”. Anzi Renzi, secondo il Quotidiano Energia, vuole trivellare per bene il paese.
E a supporto della teoria che gli idrocarburi causano solo peste e morte, vengono citati pericoli ambientali e sanitari. Del resto l’Ilva insegna. Prima dare la caccia all’untore, poi correre a salvare il salvabile grazie a commissari straordinari (peraltro ex Ministri dell’Ambiente di colore verde), fino a dichiarare che l’aria di Taranto è una delle più pulite d’Italia.
L’importante è creare gli allarmismi, mettere sul piatto battaglie ideologiche e poi combatterle a suon di no e contro no. I no, come già scritto, non aiutano a crescere e in ogni caso il premier Renzi, almeno sul Corriere della Sera, non ha parlato di voler favorire l’uso della “fonte sporca” rispetto alla “fonte pulita”. Ai posteri l’ardua sentenza. E all’Europa la definizione, ci auguriamo chiara, di dove vuole andare quando si parla di approvvigionamenti energetici.
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