Al via i nuovi incentivi per l’acquisto di auto ecologiche: non mancano i dubbi e le polemiche, in primis su come dovranno comportarsi i consumatori e quanti potranno realmente beneficiare di questo incentivo
Nel nostro paese, secondo un calcolo fatto dall’Unrae (l’Associazione dei costruttori esteri), saranno appena 13 mila le vetture che usufruiranno del bonus e molte di queste non sono “aggiuntive”, cioè si sarebbero regolarmente vendute anche senza l’aiutino da parte dello Stato. Poca roba per un mercato che, seppur in grande crisi, immatricola oltre 100 mila vetture al mese (sono state 119.803 ad aprile). Fra le vetture incentivate, inoltre, saranno poche centinaia quelle zero veramente a emissioni zero poiché nel mese appena concluso sono state consegnate in Italia solo 47 vetture elettriche, una cifra insignificante e pure in calo (-16,1%) visto che ad aprile del 2013 furono 56 (numeri che fanno sorridere e che nella piccola Norvegia si raggiungono in un giorno).
Acquistare un’auto di questo tipo è una scelta di campo visti i costi e le particolarità di utilizzo (autonomia limitata e difficoltà di ricarica) e i 2.500 euro messi dallo Stato (la metà del tetto massimo di 5 mila euro per emissioni inferiori fino a 49 gr/km deve essere garantita dal venditore che in ogni caso applica uno sconto anche senza incentivi). Il decreto del ministero dello Sviluppo del 6 maggio che ha dato in via libera alla tranche 2014 ha acceso molte polemiche come era già avvenuto lo scorso anno: se l’impostazione base dell’operazione è corretta (si basa sulle emissioni di CO2, un parametro adottato dall’Ue e anche in altri continenti) il resto è discutibile. Uno scetticisimo che per molti si traduce in un favore che Renzi avrebbe fatto a Mr Marchionne, mentre la FIAT prende sempre di più le distanze dall’Italia.
“Non possiamo nasconderci dietro la foglia di fico dell’ecologia e della sostenibilità, perseverando con scelte strumentali che rispondono soltanto ad interessi industriali e finiscono per distorcere le condizioni di concorrenza”. E’ quanto dichiara Raffaele Caracciolo, esperto di automotive dell’Unione Nazionale Consumatori (Unc), in riferimento agli incentivi per le auto ecologiche.
Del resto l’esperienza del 2013 si era già rivelata fallimentare. La novità di quest’anno è che, il Ministero dello Sviluppo Economico per smascherare l’aiutino di Stato, ha invocato la parola sostenibilità e green, vale a dire, “la finalità degli ecoincentivi è ambientale e non mira ad incrementare le vendite”. E comunque sia, la parte di incentivi a cui possono accedere anche i privati (l’altra metà, non soggetta ai rottamazione, ma con emissioni inferiori ai 95 gr/km di CO2 e non 120) nel 2013 pare sia terminata in appena 40 minuti. Il decreto del Mise ha leggermente corretto le ripartizioni delle 3 fasce (il 15% fino a 49 gr/km di CO2, il 50% sotto i 95), ma la proporzione resta sbilanciata ed anche quest’anno dovrebbero esaurirsi rapidamente.
E comunque, incentivi o meno, il dubbio se il provvedimento servirà a rilanciare il settore dell’auto resta. Considerato infatti che i venditori sono chiamati a partecipare attivamente all’erogazione dell’incentivo, anticipando di tasca propria gli sconti (il 50 per cento del contributo, viene corrisposto dal venditore e il restante è statale, erogato come credito di imposta) e, i consumatori, non sono correttamente informati sulle conseguenze in termini di affidabilità e durata delle tecnologie sostenute dagli incentivi, le perplessità non mancano.
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