“Per l’Ilva di Taranto abbiamo imposto le normative piu’ avanzate di Europa. La magistratura ora chiede a tutte le industrie italiane di fare un salto qualitativo. Ci vorrebbe un Governo con una politica industriale non prona ai grandi gruppi industriali”. Lo ha detto il leader di Sel e presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ospite de “L’intervista” di Maria Latella, su Sky Tg24. Lo spegnimento dell’Ilva in 5 giorni ‘e’ impossibile perche’ si tratta di un impianto molto complesso tant’e’ che la Procura chiede l’avvio dei processi’. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente Corrado Clini al Tg2, annunciando che l’Autorizzazione Integrata Ambientale sara’ pronta la settimana prossima. ‘Ho fiducia nella legge’.
A 5 giorni dallo spegnimento degli altiforni dell’ILVA continua il “ping pong” della politica mentre i lavoratori e i cittadini vivono sulla “propria pelle” il dramma di chi non sa cosa riserverà loro il futuro. Se un futuro fatto ancora di industrie, di turismo, di agricoltura o di nulla. Lo scrittore Dino Buzzati, cinquant’anni fa aveva definito quella fabbrica una “cattedrale di metallo e vetro” che avrebbe reso “moderni gli uomini che venivano dai campi”.
E oggi quegli uomini (e quelle donne) sono molto preoccupati per lo scenario che va profilandosi. A Taranto non si spengono solo due altiforni ma si ferma uno stabilimento che dà da vivere a 15 mila persone. Paradossalmente finchè gli altoforni sono in funzione i riflettori sulla città (e l’attenzione dei media) rimangono accese: la storia di Piombino insegna che una volta spenti, gli abitanti sono abbandonati al proprio destino e diventano solo una delle tante emergenze da gestire ai tavoli della politica.
Intanto la fibrillazione tra i lavoratori e’ molto forte. “Aggravata anche dal silenzio e dal comportamento strano dell’Ilva che non prende alcuna posizione. In queste ore dovrebbe dire cosa vuol fare e invece dall’Ilva abbiamo solo silenzi”. Lo dichiara Antonio Talo’, segretario della Uilm di Taranto, dopo la direttiva consegnata due giorni fa all’Ilva da custodi e Procura che obbliga l’azienda ad avviare le operazioni di spegnimento degli impianti entro 5 giorni, altrimenti saranno gli stessi custodi a farlo con personale esterno. “La mossa dei custodi non mi sorprende – dice Talo’ – non e’ la prima volta che piombano decisioni drastiche il sabato sera. E quasi sempre accade nel momento in cui si sta lavorando a qualcosa che va in direzione delle loro richieste o si e’ annunciato qualcosa. Una coincidenza molto singolare, come se Procura e custodi volessero marcare la linea. A questo punto, provocazione per provocazione, dico: era ora che la fabbrica si fermasse. Se custodi e Procura parlano di reiterazione del reato, se dicono che l’Ilva sta continuando a determinare malattie e morti da inquinamento, e’ bene che si fermi. D’altra parte, sono i custodi che stanno gestendo gran parte della fabbrica dallo scorso 25 luglio, dalla data del sequestro, e da allora l’Ilva non si e’ mai fermata. Domani come Uilm avevamo in programma con la Fim Cisl le assemblee – dice il segretario della Uilm – che la Fiom Cgil nei giorni scorsi ha fatto per conto proprio. Vedremo che fare, certo”.
E nessun commento viene per ora dall’Ilva sulla stretta impressa da custodi e Procura alla fabbrica. Fonti aziendali si limitano a dichiarare “che sono in corso diverse riunioni, anche oggi, e che nelle prossime ore l’Ilva assumera’ una sua posizione ufficiale e la fara’ conoscere”.
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