Dopo l’audizione dell’amministratore delegato di Enel, spunta dal cilindro della Legge di Stabilità l’emendamento dedicato al capacity payment per sostenere gli impianti termoelettrici.
Solo un paio di settimane fa l’amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, durante un’audizione alla Camera, aveva chiesto l’introduzione del capacity payment per il termoelettrico. Ed ecco che, nella Legge di Stabilità, tale richiesta si è materializzata: la Commissione Bilancio del Senato, con un emendamento firmato da Pd e Nuovo Centrodestra, ha riconosciuto un meccanismo di capacity payment a sostegno degli impianti di produzione termoelettrica che garantirebbe la continuità delle forniture di energia e la sicurezza del sistema elettrico.
Un emendamento che sposa in pieno quanto dichiarato da Fulvio Conti. Secondo l’ad di Enel infatti, senza una misura di questo tipo, “almeno cinque GW d’impianti a ciclo combinato a gas, sarebbero chiusi per il crollo della domanda elettrica e la crescita delle fonti rinnovabili”. Ed ecco quindi il nocciolo del problema a cui si sono naturalmente opposti a gran voce tutti i produttori di energia rinnovabile, sostenuti dal ministro Orlando che ha fatto sapere, via twitter, di volersi opporre all’ennesimo attacco contro le fonti pulite.
Una guerra senza sosta insomma che, almeno negli intenti dell’Autorità per l’Energia, non dovrebbe gravare sulle tasche dei contribuenti. Peccato però che graverebbe su quelle dei produttori di energia rinnovabile. Cinquecento milioni all’anno (questo il calcolo secondo gli esperti) che, leggendo tra le righe dell’emendamento, saranno reperiti “anche disponendo un’adeguata partecipazione delle diverse fonti ai costi per il mantenimento della sicurezza del sistema elettrico”. Che tradotto vuol dire, tutti devono contribuire a sostenere il sistema. E si presume tutti. Ma chi beneficerà invece di tali sostegni? Ovviamente chi in Italia ha il maggior numero di impianti termoelettrici, cioè Enel. E’ vero, non ci saranno aumenti in bolletta, ma a questo punto poco importa.
Così come poco importa che questo provvedimento sia l’ennesimo assalto alle rinnovabili o un favore alle fonti fossili. Ciò che importa è che non ci libereremo mai di un mercato che a parole si dichiara libero ma che in realtà è gestito da un solo monopolista. E che ad ascoltarne le ragioni ci siano tutti, ma proprio tutti gli schieramenti politici.
L’unica voce fuori dal coro, al momento, sembrerebbe il Ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, che ha dichiarato di voler eliminare l’emendamento. Lo stesso Zanonato, invitato via twitter dal presidente di Legambiente a partecipare ad un incontro pubblico, ha risposto di “voler convocare un incontro in Confindustria per fare il punto sulla situazione”. “Sto preparando un dossier con tutti i numeri in cui non sommo pere con mele”, ha dichiarato il Ministro dello Sviluppo Economico.
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