C’è un libro che ricordo di aver letto quando mia figlia aveva solo quattro anni. Allora, puntualmente ogni notte, si svegliava per tre volte consecutive e presa dalle disperazione cercavo ovunque consigli utili per farla dormire. E così, come altri genitori più o meno disperati, sono incappata nel famoso “I no che aiutano a crescere” di……che tanti avranno letto. Pagine utili per elaborare, almeno sulla carta, un perfetto piano educativo e sopravvivere alle notti insonni o alle ribellioni dei figli adolescenti.
E come molti sapranno, un intero capitolo è dedicato a come lasciarli piangere e a non cadere nel tranello di portarli nel lettone. Un suggerimento che sarà costato a tanti genitori sensi di colpa infiniti ma che – a parere dell’autore – aiuta il bambino a sviluppare le proprie capacità e a trovare da solo le risorse per dominare la paura del buio.
Ed è proprio partendo dal semplicissimo principio di come si costruisce l’autonomia in un soggetto, che voglio affrontare questa storia, per nulla semplice né tantomeno banale.
Il filo conduttore sono i no. In questo caso però non servono per crescere ma piuttosto a bloccare un processo di sviluppo.
Sto parlando della situazione che in questi giorni sta vivendo la città di Taranto, sia rispetto alla prevista chiusura degli impianti ILVA che alle prospettive di nuovi investimenti legati ad altre attività produttive.
Leggi qui il mio articolo pubblicato da Chicago Blog
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