Nonostante l’attuale crisi economica e occupazionale, i laureati ‘ambientali’ a un anno dal conseguimento del titolo hanno trovato lavoro nel 43,5% dei casi e la percentuale continua a crescere fino a raggiungere il 53,4% dopo tre anni, sebbene per queste discipline sia più marcata la tendenza a continuare gli studi dopo la laurea (+7% del valore nazionale). E’ quanto emerge dalla ricerca dell’Isfol sulle ‘Lauree ambientali triennali. Inserimento lavorativo e prosecuzione degli studi’, che analizza le opportunità professionali di quanti scelgono il percorso accademico breve in campo ambientale.
L’indagine è stata presentata durante il convegno ‘Ripensare lo sviluppo. Ambiente: innovazione, occupazione, partecipazione’, organizzato in occasione dei 25 anni dalla nascita del ‘Progetto Ambiente’ dell’Isfol impegnato, da anni, in attività di ricerca e sperimentazione formativa sulle tematiche dello sviluppo sostenibile. Un progetto che vede l’ambiente non solo come bene da salvaguardare ma anche da valorizzare attraverso attività sostenibili in grado di produrre occupazione e reddito.
Positivo è anche il dato sulla tipologia contrattuale ottenuta. Più della metà degli occupati, infatti, ha un lavoro dipendente regolare e l’inquadramento professionale raggiunto è coerente con la formazione conseguita. I ruoli lavorativi acquisiti sono soprattutto di livello intermedio, nello specifico: il 37,3% a tre anni dalla laurea lavora come impiegato, il 32,1% svolge una professione tecnica e il 9% ha un’attività nel settore del commercio e dei servizi di livello qualificato. In generale, l’obiettivo di trovare un lavoro verde viene raggiunto da un laureato su due (50,2%) e il grado di soddisfazione è elevato anche quando il lavoro non risponde alle caratteristiche desiderate in fatto di sicurezza contrattuale o economica.
Riguardo alle differenze di genere, si riscontrano maggiori opportunità occupazionali per gli uomini (59%) rispetto alle donne (47,6%) anche in termini di stabilità contrattuale, nonostante il maggiore investimento formativo delle laureate e soprattutto i migliori risultati raggiunti. La ricerca mette in evidenza una sostanziale parità dei due sessi nelle professioni medio-alte; scendendo verso i livelli medi, le donne sono maggiormente coinvolte nei lavori impiegatizi mentre gli uomini in quelli tecnici. Dai dati emerge che le lauree ambientali garantiscono una buona spendibilità nel mercato del lavoro e l’occupazione conseguita non è mai dequalificata.
Durante il convegno, è stata presentata anche un’altra ricerca, ‘Energie rinnovabili e efficienza energetica. Settori strategici per lo sviluppo sostenibile’, che individua e descrive figure professionali innovative riferite a tre settori strategici per lo sviluppo sostenibile: sistemi energetici sostenibili, efficienza energetica (riferita all’edilizia sostenibile), agroalimentare di qualità a filiera corta. L’attenzione è posta su otto figure professionali innovative o da riqualificare. Le figure sono delineate e descritte in termini di profilo professionale, compiti lavorativi, competenze professionali e altri aspetti connotativi. Per i sistemi energetici sostenibili sono state individuate due figure innovative. L’esperto d’interventi energetici a livello territoriale è colui che individua le opportunità e i vincoli di un territorio per pianificare e realizzare progetti energetici capaci di essere veri e propri contributi territoriali alla sostenibilità; assicura quindi il rispetto degli aspetti legislativi e tecnico-economici dei progetti con particolare attenzione ai processi autorizzativi. Poi, c’è l’esperto economico-finanziario di interventi in campo energetico ambientale: è colui che individua strategie, procedure e strumenti economici (sgravi fiscali e incentivi) per rendere praticabile la sostenibilità economica e finanziaria degli interventi da realizzare; trova applicazione sia nell’ambito dei sistemi energetici sostenibili sia in quello della riqualificazione ambientale in edilizia.
Grazie allo sviluppo di nuove tecnologie e all’impiego di materiali ecocompatibili il settore dell’edilizia sostenibile offre grandi potenzialità sia nella ristrutturazione del patrimonio edilizio pubblico e privato, sia negli interventi di nuova edificazione. In questo settore, sono state individuate due figure innovative e una figura da riqualificare. La prima è l’esperto per la qualificazione in campo energetico ambientale delle imprese edili: figura innovativa, fondamentale per la sensibilizzazione e la formazione delle imprese edili in quanto è colui che aiuta le aziende a utilizzare tecniche di costruzione a basso impatto ambientale (uso di prodotti ecocompatibili, rispetto delle normative vigenti) allo scopo di agevolare l’accesso a processi di riqualificazione, la partecipazione ad appalti verdi e consentire la certificazione del prodotto edilizio realizzato.
La seconda figura è quella del promotore consulente di materiali edili a basso impatto ambientale: è colui che supporta progettisti e imprese nella scelta di materiali, certificati e non, a basso impatto ambientale; il suo è un ruolo decisivo anche per quanto attiene allo sviluppo del settore dei materiali naturali per l’edilizia, settore ancora di nicchia a causa di una scarsa conoscenza delle caratteristiche tecniche dei materiali.
C’è poi l”amministratore di condominio, come figura professionale riqualificata che svolge un ruolo di rilevanza strategica perché in grado di orientare in modo significativo le scelte verso modalità innovative di contenimento degli impatti energetici degli edifici. Altre tre figure professionali sono state individuate nel settore agro-alimentare a filiera corta ed è stato valorizzato anche per questa filiera il rapporto con il territorio. Innanzitutto, l’esperto in programmazione e pianificazione dei processi produttivi agricoli a filiera corta: è colui che, operando nella fase iniziale del processo produttivo, definisce le scelte che orientano la produzione e la commercializzazione dei prodotti agricoli; ciò presuppone che conosca le caratteristiche geografiche, economiche e culturali del territorio sul quale si opera. Mentre il responsabile della gestione ambientale e qualità nella produzione agricola a filiera corta è colui che controlla che siano rispettate tutte le strategie aziendali relative alla qualità del processo produttivo e dei prodotti in un’ottica di sostenibilità ambientale. Infine, il tecnico dei processi produttivi agricoli a filiera corta è colui che presidia l’intero processo produttivo, dalla pianificazione fino alla commercializzazione dei prodotti.
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