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Già coinvolti nello scandalo appalti al Comune di Bari, i costruttori devono rispondere delle irregolarità che riguardano tre parchi solari nel Brindisino realizzati su un’area di 120 ettari dal valore di 80 milioni di euro


Fotovoltaico, pioggia di sigilli indagati i fratelli Degennaro

Gli impianti sequestrati

Il gruppo Degennaro di nuovo nella bufera, questa volta per illeciti nel campo del fotovoltaico. Secondo l’articolo di Repubblica, edizione Bari pubblicato oggi, un nuovo avviso di garanzia ha raggiunto Daniele, l’ex consigliere regionale del Pd Gerardo e Vito Degennaro, già coinvolti nello scandalo appalti al Comune di Bari insieme all’altro fratello Giovanni. Le ipotesi accusatorie formulate dalla procura di Brindisi a carico degli imprenditori baresi sono di lottizzazione abusiva e costruzione di impianti fotovoltaici costruiti in aree sottoposte a vincoli paesaggistici, aggirando la Valutazione di impatto ambientale. Sono 13 in tutti le persone indagate, dopo il sequestrato avvenuto in mattinata di 19 impianti per l’energia solare realizzati su una superficie complessiva di circa 120 ettari (pari a 160 campi di calcio), il cui valore si aggira intorno agli 80 milioni di euro.

A tutti gli indagati è stato notificato questa mattina l’avviso di conclusione delle indagini a firma del procuratore aggiunto Nicolangelo Ghizzardi, titolare delle inchieste giunte a quota nove, sugli impianti fotovoltaici col trucco realizzati in territorio brindisino, contestualmente al decreto di sequestro delle opere abusive a firma del giudice per le indagini preliminari Paola Liaci. In questo, come negli altri casi, l’ipotesi degli investigatori è che i costruttori abbiano frazionato artificialmente per gli impianti, suddivisi sulla carta in centrali da un megawatt l’uno (per i quali basta una semplice Dichiarazione di inizio attività da parte dei titolari delle società), per aggirare la complessa procedura dell’Autorizzazione unica regionale, prevista dalla legge sulle rinnovabili per gli impianti di potenza superiore.

I campi al silicio realizzati abusivamente, sequestrati dalla guardia di finanza al comando del colonnello Vincenzo Mangia si trovano a Brindisi, in contrada Buffi-Acquaro (60 ettari, dieci impianti contigui), sempre a Brindisi in contrada Angelini (40 ettari, cinque impianti), a San Pietro Vernotico, in contrada Le Forche (20 ettari, quattro impianti).

Tra gli indagati, oltre ai tre fratelli Degennaro, risultano anche Antonio Colangelo, di Bari; Giuseppe Monteleone, di Bari; Giacomo Oro, di Bari; Ylenia Pavone, di Bari; Michele Corona, di Taranto; indagati per gli stessi reati anche i proprietari dei terreni Augusto Pisoni,  di Bergamo; Giovanni Tortorelli, di Matera; Carmelo Saracino, Donato Colazzo e Cosimo Miceli, di San Pietro Vernotico.

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