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Nuovo epilogo per una delle storie raccontate ne “Il sole, le alie e la civetta”: Italgest, milioni di debiti, decretato il fallimento. 

fotovoltaico-generica-per-melissanoItalgest è fallita. Lo hanno stabilito i giudici della sezione fallimentare del tribunale di Lecce davanti ai quali, nell’autunno del 2013, si cominciò a mettere ordine fra i conti delle società dell’imprenditore Paride De Masi, per molto tempo re indiscusso del fotovoltaico nel Mezzogiorno. Fallite la Italgest Energia, Holding, Immobiliare e le altre articolazioni del gruppo che, poco prima che i giudici ci scrivessero sopra la parola “fine” hanno cambiato nome: si chiamano Sapa. La caduta di un impero, che aveva le sue radici a Melissano e che all’inizio del processo, nel 2013, aveva già accumulato debiti per 100 milioni di euro.

Anni fa i De Masi hanno presentato richiesta di concordato preventivo per cinque delle decine di società da loro create e il fallimento è arrivato, a nome cambiato, per Sapa Energia spa, Sapa Holding srl, Sapa immobiliare spa, Sapa Energia prima spa, Sapa Renewables. Società, quelle del gruppo Italgest, che sono state sottoposte a indagini penali e ad accertamenti dell’Agenzia delle Entrate per il presunto, mancato versamento di più di 30 milioni di tasse solo per il 2008. Prima di arrivare al fallimento, Italgest Energia, conti in rosso e 88 milioni di debiti – la maggior parte dei quali con le banche – ha venduto un ramo d’azienda ad un fondo del Lussemburgo, il Global Solar Fund, poi controllato dalla Suntech, l’azienda cinese produttrice di pannelli fotovoltaici. Italgest Renewables progettava insieme all’Enel impianti nel lontano Sudafrica e nella vicina Albania che sono stati poi tutti abbandonati, con perdite fino a 50 milioni. Stesso copione per l’Immobiliare e la Holding.

Il fallimento chiude una storia partita con l’annuncio di centinaia di nuove assunzioni in tutta la Puglia e finita all’attenzione dei Noe di Brindisi e della Dda di Lecce, interessati a capire cosa stesse accadendo in quel business redditizio che, per lunghi anni, è stato il boom delle rinnovabili. Fari puntati sugli incentivi riconosciuti dallo Stato ai produttori di energia pulita che, in alcuni casi, arrivarono a sfruttare i lavoratori immigrati per realizzare gli impianti a tempo di record, come ha poi dimostrato l’inchiesta sulla società Tecnova, braccio operativo della stessa Global Solar Fund. Oggi, la fine della parabola di Italgest e di un pezzo di storia di questo territorio.

 

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