Allarme dei sindacati: qui si sta scegliendo la via più breve per levare i soldi alla gente. Alla Memc di Merano, oggi Sunedison, la multinazionale americana leader nella produzione di silicio, chiede di ridurre del 15% il costo del lavoro.
Dopo il caso Electrolux ecco che anche a a Merano, in provincia di Bolzano, i lavoratori si trovano a dover scegliere tra mantenere il proprio lavoro o ridursi lo stipendio: 6000 euro lordi all’anno, circa 300 euro netti in meno al mese. La “clausola di assorbimento”, questo il nome della richiesta che Sunedison, multinazionale americana leader mondiale nella produzione di silicio, ha fatto ai dipendenti della ex Memc dove, da oltre due anni, si trascina una crisi che ha visto la cassa integrazione per 485 dipendenti.
Una richiesta insostenibile che va a colpire direttamente i diritti dei lavoratori, impoverendoli ulteriormente. Per ora SunEdison ha chiesto di rivedere tutti gli accordi di secondo livello per renderli compatibili con la generale situazione economico-produttiva. Ma siamo sicuri che si tratterà solo del 15% di riduzione del salario o c’è dell’altro? (Luca Fellin, delegato RSU CISL di SunEdison)
Risale a due anni fa infatti la pesante ristrutturazione globale delle attività della multinazionale che, in Alto Adige, ha dovuto fare anche i conti con l’alto costo dell’energia. E per venire incontro ai problemi individuati dall’azienda, l’anno scorso il Ministero dello Sviluppo Economico, la provincia di Bolzano e la SunEdison firmarono un accordo per riavviare la produzione e ridurre i costi energetici. Vale a dire, raddoppiare la linea di interconnessione tra l’Italia e l’Austria per una potenza di circa 50MW, con un sostanziale beneficio sul costo finale dell’energia elettrica.
Una soluzione che consentì alla produzione di monocristallo di ripartire e di salvaguardare una realtà industriale che ha fatto scuola e, non solo da queste parti. L’unità produttiva e ricerca sul silicio di Merano fu creata dalla Montecatini nel 1960, come spin off dell’Istituto Donegani, uno dei principali centri di ricerca industriale in Italia, impegnato nella ricerca e sviluppo di tecnologie innovative in diversi campi della chimica. Nel 1980 fu venduta e, secondo le cronache di allora, il presidente Schimberni si rimproverò poi, pubblicamente, di aver ceduto un’azienda che produceva silicio. Allora però Montedison non aveva le risorse economiche e la volontà per finanziare un’azienda come quella puntando, allora come oggi, all’innovazione e alla ricerca.
Una storia che parte da lontano e che oggi vede l’ennesima doccia fredda. Nonostante le rassicurazioni sulla ripresa del lavoro e sul mantenimento degli impegni contrattuali, una settimana fa SunEdison ha comunicato alle forze sindacali di dover intervenire ancora, questa volta direttamente sul costo del lavoro.
La storia di MEMC e di Giorgia Dincà, ingegnere chimico che lavora da diversi anni in una delle aziende più importanti al mondo per la produzione di wafers in silicio, è raccolta nel capitolo “Io c’ero” de “Il sole, le ali e la civetta”
Questo articolo è stato pubblicato anche su Fanpage.it il 30 gennaio 2014
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