Debutta in rete il nuovo portale di GDF Suez: chiarezza, semplificazione e trasparenza, le parole d’ordine per affrontare le sfide di un mercato energetico in continua evoluzione. Anche il consumatore tipo cambia faccia e diventa social, interattivo e più attento alle nuove tecnologie. All’appello però manca sempre la consapevolezza di quanto si paga e a fronte di cosa.
La rete, si sa, è l’affascinante meta-luogo dove si conoscono e si vivono ruoli e identità diverse da quelle a cui siamo abituati. La rete, nel bene e nel male, ci dà la possibilità di imparare, conoscere, sbagliare e riprovare, ed è divenuto il catalizzatore della trasformazione e dell’innovazione sociale. Un luogo dove ogni azienda deve esserci, saper conversare con i propri utenti e soprattutto ascoltarne le esigenze. Un luogo dove un’azienda non può essere “più in vetrina” ma deve necessariamente “mettersi in gioco” per rispondere al mercato e per adeguarsi prontamente ad esso.
E uno dei mercati che oggi vive un grande cambiamento è proprio quello dell’energia. “Stiamo vivendo la transizione energetica”, ha spiegato Aldo Chiarini, CEO GDF Suez Energia Italia, intervenuto stamattina alla presentazione di Energieaperte.it, il portale a tutela dei consumatori realizzato dal leader mondiale dell’energia, attivo in Italia da 50 anni, presente in 70 paesi del mondo e con un volume d’affari di 81,3 miliardi di euro nel 2013. Un cambiamento che vede sempre più centrale il ruolo del consumatore, non più come semplice “utente” ma come cittadino consapevole ed informato.
Per usare una metafora cara al mondo dell’energia – e non solo – la signora Maria, intesa come consumatore medio numericamente importante, sta mutando verso una nuova identità 2.0. Sta diventando #MrsMary, più complessa, più esigente, più attenta. E soprattutto, secondo tutti gli addetti ai lavori, non è più una sola e non è l’unica. Il consumatore di energia oggi può scegliere se prodursi energia in casa, può decidere a quale operatore appoggiarsi, può controllare i propri consumi ed intervenire direttamente per ridurli. Questo, quantomeno, è quanto propongono e dichiarano le aziende sui loro siti.
Nei fatti però, scopriamo che la bolletta elettrica è ancora un’insieme di cifre su cui il consumatore fa fatica ad orientarsi, nonostante nel prossimo futuro non saranno più pagine e pagine incomprensibili ma solo un semplice foglio inviato via mail. Semplicazione quindi ma soprattutto trasparenza, come peraltro invocato nel corso dell’incontro di stamattina anche da GDF Suez. E allora, che trasparenza sia ma a tutti i livelli.
Navigando nel nuovo portale di GDF Suez, ad esempio, non c’è traccia, almeno per il momento, di quali sono tutte le voci che compongono la bolletta. Un consumatore attento e consapevole dovrebbe poter sapere, anche dal proprio fornitore, che il costo dell’energia consumata è una minima parte rispetto alle altre voci. Peraltro, come recentemente dichiarato da Federconsumatori, l’imposizione fiscale sulle bollette del gas è già al 35%, il doppio rispetto alla media europea e nel 2013 si sono registrati i valori più alti dal dopoguerra (sia per le bollette del gas che per quelle dell’energia elettrica).
E’ necessaria allora vera trasparenza insieme a informazione corretta e soprattutto consapevolezza. Diversamente le signore Marie – o i signor Mario – rimarranno sempre tali. Sicuramente più informati, più attenti ai consumi, più interattivi e più social ma sempre “consumatori passivi”, a cui ogni due mesi arriva un conto salato da saldare in banca o alle poste. Peraltro, in bolletta paghiamo l’IVA come se stessimo acquistando un bene o un servizio e che lo Stato, nel solo 2010, si è incamerato un miliardo di euro. I cosidetti oneri di sistema che, tra l’altro, sembrano aver vanificato tutti i benefici delle liberalizzazioni. Erano il 21,6% della bolletta nel 1999; oggi sono arrivati al 34%. E come ciò sia accaduto, ben lo spiega Sergio Rizzo nel suo articolo del 5 febbraio 2014 dal titolo “La corsa della bolletta elettrica: dal ’99 è più salata del 42 per cento”. E lo spiega anche l’Autorità per l’Energia nella sua relazione annuale del luglio 2013.
Una bella matassa che viene da lontano, dai tempi d’oro del petrolio, quando bastava consumare meno per risparmiare, e che non sarà certo un hastag, una conversazione o un portale interattivo a sbrogliare nell’immediato.
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