Un euro rubato non è un euro guadagnato, ma un euro sottratto ai nostri figli e alle generazioni future. Parte da qui Francesca Fradelloni, giornalista de La Stampa.it, che nell’ultima edizione online racconta la corruzione nella green economy in Italia.
“900 milioni di euro in un anno sottratti agli investimenti di energie rinnovabili, 2,5 milioni di megawatt consumati dalla corruzione, pari al fabbisogno annuo di 800 mila famiglie. Solo per parlare del 2011”, chiarisce Lorenzo Segato, direttore scientifico di RISSC , Centro Ricerche e Studi su Sicurezza e Criminalità, e curatore del progetto Green Clean Market supportato da Transparency International Italia nell’ambito della Siemens Integrity Initiative . Dati sconcertanti, snocciolati durante il Forum nazionale su Sostenibilità, Integrità e Trasparenza nella green economy, dal suggestivo titolo “La corruzione sottrae energie”, per mettere in evidenza le frodi in alcuni settori delle energie rinnovabili, della logistica e della mobilità con l’obiettivo di sviluppare possibili contromisure di prevenzione, sensibilizzare gli stakeholders e promuovere la collaborazione pubblico-privato.
Ma chi sono gli attori di questa sciagura tutta italiana? La criminalità organizzata, certo, ma è oggi in espansione anche un movimento finanziario che lavora al di fuori del sistema legale. Senza dimenticare enti, amministratori pubblici, funzionari conniventi e tutto il mondo dei professionisti che si prestano a dinamiche di truffa. E il target? “Finanziamenti a fondo perduto, incentivi, agevolazioni fiscali, denaro sporco, controllo del territorio, infiltrazioni nel tessuto economico legale”, prosegue Segato. L’origine di molti dei problemi è aver fissato obiettivi troppo ambiziosi, senza prima stabilire le regole prima, ma soprattutto è mancata una regia a guidare gli investimenti nella green economy, divenuti un settore ghiotto per le speculazioni. Nemmeno le associazioni delle imprese hanno saputo arginare le storture né hanno vigilato adeguatamente. Quale può essere ora lo scenario futuro? La nuova legge anti-corruzione potrà risolvere i problemi? “Intervenire è una necessità oggi più che mai, poiché si evidenzia uno spostamento degli interessi della criminalità in settori diversi: prima il fotovoltaico, ora le biomasse. Numeri enormi, cifre sperperate per arricchire solo alcuni, ma che impoveriscono la massa della cittadinanza” conclude Segato. L’intento di Green Clean Market è di favorire la consapevolezza degli effetti nefasti generati dalla corruzione e dalla frode nella corretta allocazione delle risorse e degli investimenti, sull’innovazione, sulla distribuzione dei redditi e dei risparmi e sul loro utilizzo, nelle pratiche industriali pubbliche e private, sulla tutela dei patrimoni e dei beni pubblici quali ambiente, risorse naturali, paesaggio. Ma le vere contromisure sono strutturali: la capacità della pubblica amministrazione di fare regia e di pianificare i progetti a seconda dei bisogni e delle necessità della comunità e i meccanismi di controllo durante e alla fine dei lavori, procedure trasparenti. “La consapevolezza della presenza della corruzione è cosa recente. Pensate che anni fa in Banca Mondiale non si nominava nemmeno, la corruzione si chiamava il Fattore C. Bisogna innanzitutto dire che la corruzione danneggia il sistema paese”, spiega Maria Teresa Brassiolo, presidente di Transparency International Italia.
“Siamo partiti con un bando: azioni di contrasto alla corruzione di molteplici settori e paesi. La scelta è ricaduta sulla green economy, settore innovativo, promettente in cui girano tanti denari, ci siamo, quindi, inseriti in questo filone, la nostra opinione era che la green economy doveva essere protetta dalle bolle speculative che si erano verificate nella finanza e dalle forme degenerative. Il nostro obiettivo con questa ricerca è dunque di proteggere la green economy dagli abusi”, specifica la Brassiolo. Con l’aiuto di un contenitore d’eccezione: la Siemens Integrity Initiative. “A fine 2009, Siemens ha lanciato il programma globale Integrity Initiative, costato cento milioni di dollari con l’obiettivo di supportare organizzazioni no profit e progetti che combattono la corruzione e la frode attraverso collective actions, istruzione e formazione”, racconta Sabine Zindera, vicepresidente Siemens Corporate Legal and Compliance. Un supporto fondamentale se si pensa che a livello mondiale la corruzione pesa circa il 5% del PIL, con oltre un miliardo di dollari pagato in tangenti. Per le aziende questo si traduce in un costo aggiuntivo del 10%. In Italia la corruzione varrebbe 60% miliardi di euro e nella realizzazione delle grandi opere può arrivare anche a determinare un aumento dei costi del 40%. Un ulteriore colpo alla nostra economia scricchiolante. E un insegnamento che l’onestà combatte la crisi. E l’integrità paga.
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