Tutto il contrario di tutto quando si parla di industria del solare in Italia
“La scelta di acquistare il prodotto realizzato in Italia permette di mantenere il capitale nel paese nel quale è stato originato, in questo modo le aziende locali continuano ad investire sul territorio, a sviluppare tecnologie e soluzioni innovative, mantenendo i posti di lavoro e offrendo nuove opportunità ai propri lavoratori e all’indotto”. Questo, secondo quanto scritto in una brochure di uno dei tanti produttori italiani del settore fotovoltaico che però, stando agli ultimi comunicati delle rappresentanze sindacali di Piemonte, Liguria, Veneto e Toscana, non è ciò che sta accadendo sul territorio
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Una puntata della sitcom Disokkupati andata in onda su Rai2 nel 1997, oggi più che mai attuale
Ad esempio, in Liguria, 50 dipendenti della Ferrania Solis, produttore di pannelli fotovoltaici, rischiano la cassa integrazione e vanno così ad aggiungersi agli altri 225 attualmente impegnati nei cantieri scuola lavoro, reintegrati fino al 30 giugno grazie alle risorse messe a disposizione dalla Regione Liguria.
Dal fronte veneto invece, oltre alle importanti realtà industriali come Helios, X Group e Solon che hanno già avviato la cassa integrazione, la Ecoware ha lasciato a casa i lavoratori interinali. Anche dalla provincia di Belluno e di Udine arrivano segnali di allarme per le prossime ondate di cassa integrazione che coinvolgeranno i distretti più operosi d’Italia. Ad essere colpiti, secondo la Confartigianato e le rappresentanze sindacali di categoria, le piccole aziende elettriche che si erano riconvertite al fotovoltaico e che oggi, rischiano di chiudere a causa della mancanza di ordinativi. Un mercato che, in Veneto dà lavoro, tra produttori e installatori, a circa 1200 persone e che oggi è bloccato a causa della sospensione degli incentivi.
Dati preoccupanti a cui si aggiunge il dramma delle 370 famiglie dei 370 lavoratori della Easy Green di Scandicci, in provincia di Firenze, a cui è stata confermata la cassa integrazione anche per i prossimi mesi.
Dal Piemonte 250 sono i lavoratori, su 271, a cui è stata annunciata la procedura di licenziamento da parte della Compuprint di Leinì che aveva riconvertito la propria attività in produzione di pannelli fotovoltaici, dopo essere finita in amministrazione straordinaria.
Semplici numeri che corrispondono però a vicende umane spesso dimenticate o, comunque sottovalutate di fronte alle cifre ufficiali che danno “il 2010 un anno record per il fotovoltaico con un rafforzamento di tutta la filiera”. Filiera che, secondo l’ultimo Energy Strategy Report del Politecnico di Milano, rappresenta 800 imprese, migliaia di operatori locali e 430 banche attive nei finanziamenti, con un totale di 18.500 addetti che, con l’indotto, oggi arrivano a 45mila persone. Cinque anni fa tutto ciò non esisteva ma le ricerche e le analisi, si sa, non possono fotografare le situazioni in divenire e, per la conferma di queste cifre, si dovrà aspettare l’anno prossimo. Una cosa però è certa e, lo studio lo conferma: i profitti lordi delle imprese solari italiane sono salite dal 28 al 42% e qualcuno è anche riuscito ad aprire filiali all’estero mentre, in Italia, qualcun altro rimane a casa.
buonasera,
il Tuo resoconto, come sempre, risponde in maniera fedele come una fotografia, dello stato dei fatti.
il problema vero secondo le mie conoscenze è cosi ridescrivibile:
1- il tetto del massimo disponibile come incentivo annuo distribuito dal GSE è di circa 6,5/7,5 (tanto per arrotondare) miliardi €, ed attualmente siamo a circa 5,5 ( basta collegarsi al sito del GSE), per cui la fine degli incentivi è prossima a meno di un aumento del prelievo sulla bolletta di tutti noi.
2-non ho idea di quanti di questi denari italiani, vadano nelle casse di aziende straniere per pagare gli utili di investitori, pensionati o altro sempre esteri
3-l’italiano medio, di fronte alla resa economica oscillante su i piccoli prodotti (max 200kw) del 18-22% per 20 anni, non solo dimostra ignoranza e scetticismo degni del nostro “glorioso” medioevo, ma ti mette sempre in concorrenza con realtà sconosciute che non solo non presentano prodotti nazionali, ma non possono garantire neanche la effettiva funzionalità del suo lavoro, non esistendo vere e proprie scuole di formazione professionale e,o riferimenti normativi determinanti alla abilitazione di potere in qualche modo giustificare il proprio operato, anche noi, come ditta installatrice, nonostante abbiamo nel nostro poll aziendale tecnici abilitati, ci rivolgiamo a tecnici esterni che svolgono le funzioni per chiunque altro, come giustamente deve essere nel mercato libero, ma che senza una regola alcuna,non impedisce a dottori non laureati di professare attività in modo illecito ( vedi i vari falsi dentisti, ….)
questa messa a dimora delle virtù di alcuni, che siano i concorrenti che fanno il loro lavoro o si tratti dei clienti stessi, nonostante tutto , porta l’investitore italiano medio a protrarre nel tempo la sua enorme “superiorità” di azione ( e si possono leggere i risultati in qualunque pagina scritta ), deliberando così non solo la scarsa riuscita della azione di chi prova a lavorare nella filiera corta con enorme sacrificio, ma lasciando , inoltre maggiori spazi vuoti proprio a quegli investitori del punto 2.
il futuro non lo vedo tanto florido con le aziende italiane in italia, anche l’atteggiamento del governo, dovrebbe prendere spunto da quello cinese che incentiva le aziende ad andare a lavoro fuori, noi , invece, incentiviamo gli italiani solo a non lavorare, tanto ci pensa sempre babbo…
mi scuso per gli errori,ma nella fretta e nella incapacità di reagire in maniera normale e corretta ai continui cambi di rotta ( di cui abbiamo avuto in Schettino un valido riferimento), faccio memoria della ultima variazione su l’impedimento di realizzare dal giorno 24 u.s. qualunque impianto a terra,(inserito per altro nel pacchetto delle liberalizzazioni…) fatto di cui non nego l’esigenza, ma senza una minima programmazione, in un territorio dove occorrono anche 2 anni per un permesso a costruire, a distanza di pochi mesi dalla entrata di un 4° conto energia , che ha troncato il terzo, non sò se continuare a preoccuparmi o meno , ma sopratutto …… su cosa!
Ciao Massimo da quando è stato scritto l’articolo, ad oggi, le cose sono ancora peggiorate. Ma lo tsunami almeno sta spazzando via chi non è serio. Penso sia solo questione di tempo e vedrai che con operatori veri sul mercato qualcosa cambierà. Sarà quindi più difficile, per la politica, presidiare e ricattare il territorio. Non abbastanza certo ma almeno un poco.