Un blog che parla di green economy lontano dalle cronache ufficiali e dai comunicati aziendali. Le storie del mondo green raccontate da un altro punto di vista.

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Si è da poco conclusa la settimana del Black Friday, il venerdì nero dello shopping che offre sconti eccezionali e promozioni vantaggiose permettendo di acquistare, almeno per un giorno, merci a basso o a bassissimo prezzo. Nato negli Stati Uniti, sancisce ufficialmente il giorno d’avvio  dello shopping natalizio e la data cade esattamente all’indomani del giorno del Ringraziamento, ricorrenza che si festeggia il quarto giovedì di novembre.

Una giornata di shopping bucolico che online si protrae spesso per una o più settimane con affari vantaggiosi ormai su quasi tutte le categorie merceologiche. Acquisti spesso compulsivi, dettati perlopiù dai prezzi che spesso danno vita a resi con evidenti effetti negativi sull’ambiente e sulle economie di chi vende.

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Infatti, se si somma il trasporto, una delle maggiori fonti di gas serra nell’atmosfera, e l’imballaggio, che prodotto in quantità record genera altrettanti rifiuti, il risultato è presto chiaro. Secondo il sito Fast Company il numero di pacchi spediti in un anno negli Stati Uniti equivale addirittura all’abbattimento di un miliardo di alberi. Una cifra che crescerebbe, se si considera la tendenza a mandare indietro la merce: una possibilità che secondo vari studi influenzerebbe moltissimo l’acquisto da parte del cliente. Soprattutto se viene fatto gratuitamente: secondo the Journal of Marketing le aziende aumenterebbero, con questa opzione, le loro vendite del 457 per cento.

Certo è che la tendenza a un acquisto sempre più compulsivo che offre sicuramente innumerevoli vantaggi al cliente non sempre si traduce in un buon affare anche per il venditore, costretto a fare i conti anche con i resi, la maggior parte dei quali non sarebbero necessari. Fra le cause principali più fondate che portano il consumatore a rendere l’acquisto c’è, secondo The Business of Fashion, una non corrispondenza fra le misure e la realtà e quindi il fatto che la taglia selezionata non è sempre quella idonea. Questo però, unito all’abuso della possibilità offerta da parte del cliente, comporta costi enormi. Basti pensare che, come spiega Vogue Businessil 10 per cento dei resi online viene donato o incenerito. Inoltre, “gli altri articoli che vengono restituiti devono essere valutati a mano per constatare potenziali danni, e poi sottoposti a lavaggio prima di essere rivenduti”. Se ne deduce così un costo enorme per le aziende, e per l’ambiente.

Perchè allora non proporre, per l’edizione 2020, un “Black Friday” del riciclo? Comprare meno, comprare meglio: questo può essere il campo di pace fra i due venerdì. Comprare con più consapevolezza, considerando certamente la convenienza, bandiera del Black Friday, ma dando la stessa importanza ad altri dati: come è stato prodotto questo oggetto? Da chi? Dove? Qual è la sua sostenibilità ambientale, ma anche sociale?

L’economia circolare potrebbe essere una valida alternativa al consumo sfrenato di merci spesso inutili. Già l’edizione 2019 ha visto in prima linea la catena di negozi americana REI che ha chiuso le insegne in questa giornata, alle attività di sensibilizzazione di Fashion Revolution fino ad arrivare all’iniziativa “make Friday green again” della francese Faguo.Anche Reborn Ideas aderisce a questa linea di condotta e in occasione delle giornate di shopping che vanno dal Black Friday di venerdì 29.11 fino al Cyber Monday di lunedì 2.12 l’azienda ha devoluto  il 20% dei profitti a The Ocean Cleanup.

Fonte: https://www.wired.it/attualita/ambiente/2019/11/27/resi-ecommerce-ambiente-black-friday/