Simone, Susy, Fabio e gli altri aspettano ancora l’acconto sulla cassa integrazione. Fumata nera per il nuovo piano industriale e l’11 luglio incontro con il Ministero dello Sviluppo Economico
A presidiare le macchine che fino a qualche mese fa assemblavano le celle e producevano moduli fotovoltaici, oggi ci sono solo i gatti. Gatti che si aggirano nello stabilimento di via Meucci a Scandicci, in provincia di Firenze, dove tutto è abbandonato con il rischio di non poter più recuperare le macchine e, soprattutto, la fiducia degli operai. Nel piazzale antistante allo stabilmento sta già crescendo l’erba e i 60mq del capannone sono ricoperti di polvere, con scaffali e bancali vuoti. Uno spazio immenso dove la linea fotovoltaica da 50Kw è ferma, così come è stata lasciata a dicembre quando sono terminate le celle di silicio e la produzione di pannelli si è interrotta. L’ultima partita di merce prodotta (1400 pannelli) è ancora lì, avvolta dai sigilli giudiziari mentre altri scatoloni con il logo blu dell’azienda sono ammassati in un angolo.
Lo stabilimento dove lavoravano Susy, quarant’anni e, il suo compagno, anche collega. Hanno due figli, una ragazza di 17 anni e un bimbo di 5. Poi c’è Fabio, 42 anni un mutuo da pagare, una moglie che lavora e un figlio ma anche Simone che da queste parti è una celebrità. E’ lui che ha ispirato il personaggio Simone di Giorgio Panariello e che ha fatto anche qualche comparsata alle Iene. Gli operai della ISI hanno in media 35/40 anni e spesso sono moglie e marito. 70 nuclei famigliari ormai stremati da mesi di false promesse, di cui l’ultima non ancora mantenuta, quella della Regione Toscana che avrebbe dovuto stanziare un acconto sulla cassa integrazione straordinaria.
La ex Electrolux, ex Isi è oggi ancora in balia di un piano industriale che non garantisce le riassunzioni, piano presentato dal gruppo Easy Green, di cui è presidente Sebastiano Gattorno e vice presidente Leonardo Bassilichi, con un sostegno di Fidi Toscana. Secondo i sindacati il nuovo progetto non prevede la completa reindustrializzazione: nel piano infatti si parla di un polo dedicato alle energie rinnovabili – dal fotovoltaico, al minieolico, dal geotermico alle biomasse – e non dei settori della monetica e della logistica. Sono infatti previste solo 260 riassunzioni, sui 370 lavoratori oggi in cassa integrazione.
370 persone che non hanno più alcuna certezza e che si dicono disposte a tutto: non sanno più come mantenere le famigie e rischiano di diventare vittime di usurai. L’11 luglio saranno a Roma per protestare davanti alla sede del Ministero dello Sviluppo Economico dove è previsto un incontro tra Istituzioni e sindacati e, non escludono anche un’iniziative a Pordenone dove ha sede la multinazionale svedese Electrolux.
Nella “fabbrica che non c’è”, così come recita lo striscione appeso fuori dallo stabilimento, si è perso un pezzo di futuro per il Made in Italy del fotovoltaico. Qua il tempo si è fermato, comunque vada a finire.
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