Secondo la Fire l’obiettivo per il raggiungimento degli obiettivi europei in materia di efficienza energetica è ancora lontana. La fotografia della situazione italiana nel corso di un convegno organizzato dalla Federazione Italiana per l’uso razionale dell’energia.
Una fotografia ad ampio raggio delle realtà italiane che hanno direttamente a che fare con le problematiche energetiche e un approfondimento su modalità di intervento, strumenti e formule finanziarie necessarie per raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica. Questi i punti affrontati nelle quattro sezioni del convegno Fire dedicato all’energy management. “Nonostante l’efficienza energetica sia conveniente, nella realtà è l’unico pilastro della politica europea del 20 20 20 lontano dall’essere raggiunto’‘, dichiara Dario Di Santo, direttore Fire, la federazione italiana per l’uso razionale dell’energia.
llustrando la direttiva europea sull’efficienza energetica, Di Santo sottolinea “la mancanza di un target obbligatorio specifico” e che “occorre considerare che l’efficienza energetica è una materia complessa e lo sviluppo consistente del mercato richiesto dagli obiettivi comunitari, nonché dal buon senso, richiede un supporto pubblico e un approccio sistemico. Non basta il fatto che sia conveniente, perché purtroppo rimane ancora oggi in buona parte sconosciuta, nonostante l’aumento di sensibilità degli ultimi anni. La direttiva sull’efficienza energetica in fase di recepimento offre un’ottima leva per conseguire i risultati sperati, ma occorre una visione strategica che al momento alla classe politica sembra mancare, come dimostrano gli sconti offerti agli energivori che frenano l’efficienza energetica, ossia l’unica soluzione strutturale per le imprese all’aumento dei costi’‘.
La direttiva va a toccare degli aspetti importanti, promuovendo ad esempio gli acquisti intelligenti nella Pa, l’obbligo di realizzare diagnosi nelle grandi imprese e il modello Esco con finanziamento tramite terzi. Altra novità è l’utilizzo intelligente delle risorse e la spinta verso i sistemi di gestione energia
Figura chiave nel contesto energetico è l’energy manager. Oggi in totale sono 2.736, ma è indicativo come a livello di Pa ne hanno nominato uno solo due amministrazioni centrali, 7 regioni su 20, 43 province su 110, 7 su 10 città metropolitane, 36 comuni capoluogo su 110 e 69 comuni. ”In altre parole su un ente che nomina ce ne sono almeno 10 che non lo fanno, un aspetto che non aiuta certo nell’attuazione della spending review”, evidenzia Di Santo. In più, stando a quanto emerso dal convegno, la posizione dell’Italia nei sistemi gestione energia non è ottimale rispetto al resto dei paesi europei, considerando la nostra natura manifatturiera e la nostra dipendenza dall’estero per le fonti fossili.
Eppure, i Sistemi di Gestione Energia sono strumenti strategici per l’industria e nello specifico nel campo dell’automazione: ad esempio, il Gruppo Comau ha ottenuto oltre il 30% di riduzione dell’indicatore di consumo energetico a livello globale su un consumo complessivo mondiale di circa 7 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. Azioni di energy management hanno senso quando ogni processo è chiaro fin dall’inizio: necessario partire dall’audit energetico per trovare le soluzione ed avere la conoscenza della situazione in termini quantitativi, nonché degli obiettivi misurabili; senza un sistema di misura, infatti, non si può valute l’effettiva efficienza avuta alla fine.
‘È fondamentale un percorso condiviso di crescita lato finanza e lato utenti, visto che spesso i progetti di efficienza non sono bancabili in quanto non sufficientemente strutturati da un punto di vista di definizione e gestione dei rischi, aspetto centrale per evitare il finanziamento basato sul merito creditizio o su garanzie reali. La Fire sta lavorando attivamente ormai da qualche anno per colmare questo gap e facilitare l’incontro fra domanda e offerta di tecnologie e servizi per l’efficienza energetica, passando per il finanziamento tramite terzi” (Dario Di Santo, direttore Fire).
Purtroppo, spesso non esiste un iter chiaro e non si fa niente per porvi rimedio. Nel convegno, ampio spazio è stato dedicato agli aspetti finanziari, trattati da quattro rappresentanti di istituti finanziari (Mediocredito italiano, Bit, Finlombarda, Banca Etica). Le banche si stanno organizzando per offrire finanziamenti basati sulla validità dei progetti. ‘
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