Poichè non si “smette mai di imparare”, pubblico un approfondimento di Edoardo Beltrame, ingegnere ed esperto di bollette, su come viene calcolato il volume del gas in Italia. E naturalmente si scopre che usiamo un’unità di misura diversa da quella del resto d’Europa.
La Costituzione Italiana radica nel principio di legalità la propria essenza e la metrologia legale lo recepisce, affermando che solo strumenti legali possono essere impiegati in rapporto con terzi e legali devono essere le unità di misura atte a indicare il risultato di una misurazione.
L’Italia ha recepito la Direttiva Comunitaria in tema di unità di misura, dove il volume del gas è misurato in metri cubi.
In tutta Europa il gas, che viene misurato in metri cubi, è addebitato in kWh, l’unità di misura legale dell’energia, la stessa che paghiamo per le bollette elettriche.
In Italia, invece, il volume del gas è addebitato in standard metri cubi, un’unità di misura scientifica, che tiene conto delle condizioni termodinamiche del gas, ma che non è un’unità di misura legale.
Il MiSE – Ministero dello Sviluppo Economico – responsabile della metrologia legale, non si pronuncia da decenni sull’argomento, mentre AEEG – l’Autorità per l’Energia elettrica e il Gas – che non è istituzionalmente competente in metrologia legale, giustifica l’utilizzo dello standard metro cubo, appellandosi alla legge sulle accise. Questa situazione vìola il principio fondamentale e invalicabile secondo il quale un’unità di misura è, per sua definizione, unica,permettendo così la coesistenza di due diverse unità di misura, per misurare lo stesso bene.
Un esempio banale. Comprereste un bene pesato da una bilancia con due indici: uno valido per chi acquista e l’altro per chi vende?
Ovviamente no! Invece per il gas che paghiamo, succede proprio questo, in pacifica violazione del principio di legalità e in favore del vituperato principio dei “due pesi e due misure “; ne consegue che le bollette ci addebitano sempre una quantità di gas maggiore di quanto rilevato dal contatore.
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