Non mancano le perplessità intorno alla nomina di Federica Guidi al Ministero dello Sviluppo Economico che si troverà a dover “amministrare” tutti quei settori dove fino a ieri operava in qualità di direttore generale dell’azienda di famiglia, la Ducati Energia.
“Donna, imprenditrice, quarantenne, famosa”. Questo l’identikit tracciato da Matteo Renzi per il suo candidato ideale al Ministero dello Sviluppo Economico. E così è stato. Donna, imprenditrice, quarantenne e famosa è Federica Guidi, figlia di imprenditore nonché giovane promessa in seno a Confindustria. Classe 1969, caschetto biondo, austera nei suoi tailleur dai colori neutri (nulla a che vedere con la sgargiante Marcegaglia), la nuova titolare del dicastero di via Molise ha subito cercato di sgombrare il campo da ogni eventuale polemica, diramando il primo comunicato ufficiale: “il ministro si è dimessa oggi da tutte le cariche operative e rappresentative ricoperte nella società di famiglia. Lascia anche l’incarico di consigliere delegato nel Fondo Italiano d’Investimento”.
Laureata in Giurisprudenza, entra nell’azienda del papà Guidalberto Guidi nel 1996 e con un altro figlio dell’imprenditoria a quattro ruote italiane, Roberto Colaninno, inizia la sua carriera nella giovane classe imprenditoriale di casa nostra, prima come vicepresidente e poi, nel 2008, come presidente dei Giovani di Confindustria. Alla carriera confindustriale affianca quella di Direttore Generale della Ducati Energia, l’azienda di famiglia, che fattura 110 milioni di euro con sede nell’est Europa (Croazia e Romania), nell’estremo Oriente (India), in America Latina (Argentina), uno dei primi fornitori di Poste Italiane, delle Ferrovie dello Stato e dell’Enel. Per le Poste infatti la Ducati Energia produce il Free Duck, il quadriciclo elettrico che in molti Comuni consegna la corrispondenza; per le Ferrovie dello Stato gli impianti di segnalamento e le macchinette per l’emissione dei biglietti self service; per l’Enel i convertitori da alta a media tensione e le colonnine per la ricarica delle automobili elettriche. Tutti prodotti destinati a settori dove il ruolo dello Stato, o meglio dello Sviluppo Economico è preponderante: energia elettrica, eolico (la Ducati Energia produce anche aerogeneratori nda), meccanica di precisione ed elettronica.
Un’ingerenza che si scontra palesemente con la coscienza neo- liberista del nuovo Ministro dello Sviluppo Economico dichiaratasi in più occasioni contro il ruolo dello Stato nell’economia, nonché a favore del ritorno al nucleare
Peraltro la Ducati Energia è una di quelle aziende che rispecchia al meglio la coscienza degli imprenditori italiani che pensano locale e agiscono globale: lo stabilimento bolognese della Ducati Energia è rimasto un impianto dove vengono assemblate solo alcune parti di prodotto e dove lavorano circa 300 persone, rispetto ai 700 impiegati in tutto il mondo.
A questo punto si tratterà di capire se la giovane titolare del dicastero di via Molise riuscirà a conciliare il suo nuovo incarico con la tradizione di famiglia o meglio, con le aspettative di suo padre. Guidalberto Guidi, ex falco confindustriale vicino a Silvio Berlusconi, ex presidente dell’Anie (associazione di Confindustria delle imprese ed elettroniche di cui fa parte il Gifi, l’associazione dei produttori fotovoltaici), fu uno dei grandi sostenitori della politica di incentivi a favore delle rinnovabili. E non dimentichiamo che Renzi, tra i suoi primi obiettivi, ha posto quello di ridurre le bollette elettriche del 30% e che i 12 miliardi pagati a favore delle rinnovabili non sono certo bruscolini.
Del resto in un Governo che non avrebbe dovuto “ripercorrere” vecchie logiche e che doveva porsi come elemento di rottura, avere un Ministro su cui l’ultima parola potrebbe spettare all’Antitrust, (l’autorità di garanzia alla quale la legge Frattini ha attribuito la facoltà di giudicare la posizione di membri del Governo) è già un ottimo inizio.
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