Un blog che parla di green economy lontano dalle cronache ufficiali e dai comunicati aziendali. Le storie del mondo green raccontate da un altro punto di vista.

Inaugurato stamattina a Ferrera Erbognone, in provincia di Pavia, il nuovo data center di ENI che ospiterà i sistemi informatici di elaborazione dell’azienda. Grazie alle più innovative tecnologie per il risparmio energetico, sarà possibile abbattere 335 mila tonnellate annue di Co2, equivalenti all’1% dell’obiettivo italiano di Kyoto.

Da Ferrera Erbognone (PV)

Il nuovo data center Eni. Foto di Evgeny Utkin

Il nuovo data center Eni. Foto di Evgeny Utkin

Ferrera Erbognone, il paese della raffineria di Sannazzaro dove Eni utilizza una nuova tecnologia per convertire greggi pesanti e ultrapesanti in prodotti come benzina e gasolio senza produrre olio combustibile, da oggi ospiterà ufficialmente un esempio di grande innovazione all’italiana. E’ il nuovo  data center di ENI, tra i primi in Europa per tipologia e dimensione (5.200 mq utili, fino a 30MW di potenza IT, concentrazione di potenza elettrica fino a 50kW/mq) e primo al mondo per efficienza energetica. Ed è persino più efficiente del data center di Google. Il nuovo centro ospiterà sia i sistemi informatici centrali di elaborazione di Eni, sia di informatica gestionale, sia di elaborazione di simulazione sismica (High Performance Computing).

Un primato di cui in Eni vanno particolarmente orgogliosi. Come ha spiegato, Gianluigi Castelli Executive Vice President ICT di Eni, ”volevamo fare qualcosa in Italia, vicino a una nostra centrale. Siamo riusciti a raggiungere il record mondiale in termini di efficienza energetica per i mega-center, misurato come il rapporto tra l’energia totale utilizzata e l’energia dedicata all’informatica. Per il Green Data Center questo rapporto sara’ al di sotto del valore di 1,2 , miglior risultato a livello mondiale. La media italiana presenta ancora valori tra 2 e 3”.

“A fronte di un esborso di 100 milioni di euro”, ha spiegato Paolo Scaroni, “riusciremo a risparmiare circa 30 milioni di euro, ripagandoci così l’investimento in poco meno di tre anni. Un progetto che vogliamo mettere a disposizione di università e centri ricerca in logica open source per far sì che l’investimento di Eni possa essere prototipo d’eccellenza, innovativo e sostenibile”.

Un momento della conferenza stampa a Ferrera Erbognone (foto di Evgeny Utkin)

Un momento della conferenza stampa a Ferrera Erbognone con il Ministro Flavio Zanonato (foto di Evgeny Utkin)

E nell’innovazione, sia Eni che il suo Amministratore Delegato, credono fermamente, soprattutto sul fronte della ricerca. A tale proposito Paolo Scaroni ha parlato della collaborazione con il Mit di Bologna con cui stanno lavorando per sostituire il silicio con materiali meno costosi e per  stoccare l’energia nelle batterie di nuova generazione. Nel silicio infatti Paolo Scaroni non crede più di tanto, “definendola una tecnologia obsoleta e costosa”. Al contrario invece del Ministro Flavio Zanonato, intervenuto all’incontro, che conferma l’intenzione del Governo di proseguire sulla strada già tracciata delle rinnovabili guardando però in faccia la realtà. “Paghiamo l’energia più cara d’Europa e le nostre scelte devono andare di pari passo con tutti gli altri paesi europei. In Italia abbiamo installato 19 gigawatt di fotovoltaico ma è inutile cercare di ridurre le emissioni perché le priorità sono ridurre i costi e la dipendenza energetica del nostro paese”.

“Diamo all’energia un’energia nuova” è quindi l’imperativo del cane a sei zampe che definisce questa infrastruttura di grande utilità non solo per Eni ma per l’Italia. Il centro è stato infatti inaugurato a pochi giorni dal Consiglio Europeo in cui il governo italiano si è battuto per approdare al mercato unico europeo delle telecomunicazioni. Tema che sta particolarmente a cuore al premier Letta che da tempo invoca il cambio di marcia per rendere l’Italia più competitiva e per spingere il nostro paese a colmare il ritardo strutturale nell’ambito dell’agenda digitale. Con un incremento del 10% della banda larga si potrebbe ottenere una crescita dell’1-1,5% di Pil. E i poli tecnologici, almeno secondo Eni, sarebbero una buona risposta.