Il ruolo della comunicazione per evitare il conflitto e prevenire le situazioni di crisi
“Il Gifi, (Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane di Confindustria ANIE) comincia a perdere i pezzi”. Così MF del 7 aprile 2011, importante quotidiano economico finanziario titolava l’articolo dove si racconta dell’Assemblea di una delle quattro associazioni di categoria che oggi rappresentano gli operatori del fotovoltaico. Secondo l’articolo alcuni imprenditori, delusi dalla proposta che l’Associazione ha presentato al Governo per il IV conto energia, hanno deciso di abbandonare l’Associazione passando, secondo MF, ad Aper (Associazione per le Energie rinnovabili) e ad Assosolare (Associazione Nazionale Industria Fotovoltaica). All’appello manca la quarta associazione, AssoEnergie Future, nata l’anno scorso e che rappresenta altre aziende del settore.
Un mondo frammentato quello delle rinnovabili dove certamente non mancano le rappresentanze e le divergenze di opinioni ma dove, probabilmente, trattandosi di un settore giovane, manca ancora la consapevolezza dell’importanza della creazione del valore nell’ambito delle relazioni istituzionali.
Il rischio è che i segnali di crisi non vengano colti in tempo o siano sottovalutati. Richieste della collettività disattese o, percezioni sbagliate nei confronti di tutto il settore possono, se non gestite correttamente, portare a conflittualità e crisi di relazioni. E’ necessario, anche per le giovani aziende delle rinnovabili e i suoi rappresentanti, guardare in prospettiva e mantenere costante la fiducia degli utenti, consumatori, dipendenti, ecc.
Non dimentichiamo che “un’opinione positiva o negativa può influire in modo decisivo sui comportamenti delle persone e quindi su quella dei decisori pubblici (Vincenzo Mascellaro*).
Comunicare il rischio in modo corretto (senza eccessivi allarmismi come invece è stato fatto) significa affrontare la percezione emotiva legata al rischio stesso: riuscire a comunicare in maniera aperta, semplice e rassicurante su un tema “rischioso” può essere decisivo per prevenire situazioni di crisi.
Una corretta strategia di comunicazione assume quindi un valore strategico, in grado di valorizzare le Associazioni di categoria che oggi corrispondono sempre di più ad un sistema di valori e di riferimenti culturali e, non più a un semplice centro di potere.
A tale proposito riportiamo i contenuti del libro “Comunicazione e rappresentanza. Le associazioni di categoria all’epoca del Federalismo” (Stefano Colarieti e Marco Perazzi, edito da Luiss University Press) che affronta, tra gli altri, il tema della comunicazione nel rapporto tra gruppi portatori di interessi, media, istituzioni e opinione pubblica e, l’importanza della riduzione della frammentarietà dei soggetti collettivi organizzati.
“La rappresentanza dei prossimi 10 anni dovrà trovare una dimensione completamente nuova: elaborazione progettuale e visione strategica in grado di rispondere ai cambiamenti della società e di parlare alle nuove generazioni di giovani e di imprenditori. Una rappresentanza che crea network con le imprese dei paesi industrializzati, in grado di offrire nuovi e più raffinati modelli di business e al contempo capace di ridurre la frammentarietà; importanti in tal senso i processi di federazione promossi da Rete Imprese Italia (Confartigianato, Confcommercio, Cna, Confesercenti, Casartigiani) e da Alleanza delle Cooperative Italiane (Confcooperative, Legacoop e Agci). È in questa direzione che si svilupperanno i sistemi della rappresentanza, sempre meno ancorati ad un’attività tradizionale di tipo sindacale e sempre più orientati alla qualità dei servizi, al business e alla visione strategica”
Il libro affronta anche il tema della riforme e, secondo gli autori “uno degli obiettivi del legislatore, subito dopo tangentopoli, è stato quello di “destrutturare” il potere centrale dello Stato trasferendo i poteri di indirizzo politico a livello locale, secondo il principio di decentramento e sussidiarietà. Questa situazione, negli anni immediatamente successivi, ha “scatenato” un conflitto costante tra Parlamento, Governo e Regioni. Energia, infrastrutture, sanità, commercio, trasporti, sono i settori su cui la Corte Costituzionale è intervenuta più volte per dirimere i conflitti di competenza tra stato e regioni. Si contano oramai a centinaia i casi di conflitti di competenza (solo dal 2008 ad oggi sono oltre 250 casi), tra organi della amministrazione centrale e le regioni.
La riforma del titolo V e il federalismo che ne è derivato, sono i freni che rallentano terribilmente lo sviluppo del nostro paese e sono il vero grande imbroglio di questo secolo. Infatti dopo questa riforma, il nostro ordinamento giuridico fa acqua da tutte le parti, e rende vano lo sforzo dei soggetti della rappresentanza di poter supportare le imprese nel “costruire” un sistema di regole trasparente e di supporto allo sviluppo. Il federalismo fiscale, basato su un principio condivisibile, quello di responsabilizzare chi governa i territori, rischia di essere una buona riforma in un contesto di norme “traballanti e sabbiose”. L’agenda politica di un paese che vuole uscire dalla crisi, dovrebbe ripartire da qui: modificare l’art.117 della Costituzione, e ridefinire quali materie possono essere di competenza esclusiva dello Stato e/o delle Regioni. Altrimenti le politiche pubbliche su alcuni settori strategici (ad esempio: energia, infrastrutture), non avranno nessuna possibilità di essere attuate. Per essere ancora più chiari: il rischio che si corre è una dicotomia tra gli obiettivi perseguiti dalla politica e gli obiettivi dei soggetti collettivi che rappresentano le imprese”
“La conseguenza, concludono gli autori, “è che nella società aumenta ulteriormente la forbice tra il sistema imprenditoriale e il sistema politico-istituzionale, con delle conseguenze che possono essere gravissime”
* da 25 anni si occupa di lobby e svolge attività di consulenza. Da pochi mesi ha aperto gli uffici nella Silicon Valley per aiutare le imprese americane che operano nel settore delle FER ad entrare nel mercato italiano e a dialogare con le Istituzioni.
Commenti Recenti