Nessuna multa per il nostro Paese sul quale, però, pende la spada di Damocle di Malagrotta e della qualità dell’aria. 31 i procedimenti ancora aperti.
Record di procedimenti di infrazione Ue a carico dell’Italia, ma ancora nessuna multa per il nostro Paese sul quale, però, pende la spada di Damocle di Malagrotta e della qualità dell’aria. Secondo i dati della Commissione Europea di marzo 2013, sono 135 i procedimenti di infrazione Ue per l’Italia sui 1775 a livello dei 27 Stati membri (la Spagna ne conta 99, Francia e Polonia 95, Germania a e Regno Unito 76). A livello europeo, su 1775 procedure, 299 riguardano l’ambiente (ovvero il 17% del totale), e anche in questo l’Italia resta in testa per numero di procedimenti aperti su tematiche ambientali: 33 sulle 135 complessive, di cui due procedure chiuse nel frattempo.
Si va dalla non corretta attuazione della direttiva relativa sul rumore ambientale al non corretto recepimento della direttiva relativa a valutazione e gestione dei rischi di alluvioni; dalla non corretta trasposizione della direttiva sulla gestione della qualità delle acque balneabili, alla cattiva applicazione di quella sul trattamento delle acque reflue urbane. Ma è lungo l’iter che va dalla messa in mora alla Corte di giustizia e alla sentenza definitiva (circa 54 mesi) e a quest’ultimo step l’Italia non è ancora giunta e quindi non paga ancora alcuna multa.
Se è vero che non paghiamo ancora le sanzioni, “siamo però a rischio multa per Malagrotta e per la qualità dell’aria, perché su questi due temi la Commisione non fa sconti – spiega all’Adnkronos Mauro Albrizio, direttore dell’ufficio europeo di Legambiente – Quello dei rifiuti è infatti un tema caldo, considerato la grande emergenza: la Commisione ha infatti calcolato che la piena attuazione, a livello Ue, della normativa di settore consentirebbe di far risparmiare all’Unione 72 miliardi di euro l’anno, incrementare di 42 miliardi il fatturato di settore e creare 400mila posti di lavoro entro il 2020″.
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