Troppe biospeculazioni in provincia di Torino: chiesta la moratoria per 14 impianti.
Sul tavolo del Consiglio regionale del Piemonte, nei prossimi giorni, la discussione di due mozioni (presentate dai gruppi consiliari di maggioranza e della Lega) relative alla richiesta di autorizzazione di quattordici centrali a biomasse che, secondo il Comitato per il no: “sono inutili e dannose per l’ambiente”.
In attesa di una normativa che faccia chiarezza su quali regole devono seguire gli operatori, prevalgono, come sempre, gli eccessi. La legge, ad oggi, non prevede il conteggio complessivo delle immissioni inquinanti. Ogni impianto è valutato a sè e questo favorisce le autorizzazioni di nuove centrali con l’aiuto di consulenti “curiosi”. Infatti, secondo la notizia pubblicata dal quotidiano La Stampa del 6 marzo scorso, Primo Greganti, il Compagno G di Mani Pulite, “darà una mano” alla Sev, una delle società proponenti, tra i cui soci figura la famiglia Bonora che per anni si è occupata di legname e produzione di derivati del legno.
Secondo Lucina La Prova, ex assessore del Comune di Vinovo e coordinatrice dei Comitati per il no “le centrali potrebbero consumare ogni anno un territorio di bosco pari a sei volte il Piemonte. Il rischio, dato l’alto numero di impianti, è che bisognerebbe affidarsi a fornitori esterni per far fronte alla richiesta di legname. In pericolo il controllo del mercato e la sostenibilità delle biomasse che, per definizione, devono essere di filiera corta e portare vantaggi alle comunità locali”.
Ed è proprio la biomassa a filiera corta, secondo l’Osservatorio Agroenergia, una delle fonti rinnovabili per cui è prevista una crescita importante nei prossimi anni. Per l’Osservatorio il bilancio costi-benefici delle agroenergie parla di un vantaggio economico tra 14 e 20 miliardi di euro tra riduzione dell’import di greggio e metano, l’evitato smaltimento di “rifiuti” che invece sono materia prima energetica pregiata, la crescita del Pil e l’occupazione. Gli incentivi (a parte la nuova rimodulazione) si aggirano tra i 5,2 e i 6,6 miliardi, mentre i risparmi conseguiti dalla riduzione delle emissioni di anidride carbonica sono stimati tra i 10,9 e i 14,2 miliardi.
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