I sindacati chiedono l’intervento del Governo per evitare il trasferimento della produzione in Malesia
Sembra quasi un paradosso che il destino di un’azienda che sta a monte di una produzione energetica pulita, oggi incentivata dalle bollette dei consumatori, debba fallire proprio a causa del prezzo troppo alto dell’energia italiana e di un sistema che fa acqua da tutte le parti. Un gatto che si morde la coda dal momento che, secondo l’ultima analisi di Nomisma Energia, i rincari di 53 euro all’anno per famiglia sono dovute alle quotazioni del greggio – schizzate negli ultimi mesi ai record di 110 dollari al barile – ma anche ai maggiori costi legati alle fonti rinnovabili e ai prezzi di trasmissione.
I lavoratori della multinazionale del silicio nei giorni scorsi avevano invocato l’intervento della Provincia per ridurre il costo dell’energia visto che la casa madre americana (7500 dipendenti nel mondo e 2,2 miliardi di dollari di fatturato) ha fermato a Sinigo la produzione di monocristallo (310 addetti) fino a inizio gennaio e, quello di policristallo (240 addetti) a tempo intederminato. “In attesa”, secondo le fonti ufficiali dell’azienda, “di abbattere i costi di produzione, in particolare il caro energia”. Memc consuma 500 milioni di kwH l’anno, l’elettricità in Italia costa il 25% in più rispetto alla Germania e l’unica soluzione concreta prospettata dalla Provincia è fare pressione su Terna (gestore dell’alta tensione) per collegare la rete italiana a quella austriaca al Brennero e a San Candido e a quella Svizzera a Curon Venosta.
L’alternativa è la chiusura del reparto che produce il policristallo, con 300 – 350 posti a rischio in fabbrica e altri 100 nell’indotto.
“A questo punto”, secondo quanto dichiarato da Maurizio Albrigo della Cisl al Corriere dell’Alto Adige, “resta una sola strada che discuteremo domani con azienda e assessore provinciale: coinvolgere il ministero delle attività produttive affinche autorizzi l’Autorità per l’energia e il fornitore della Memc, in questo caso Sel, a scendere sotto le tariffe minime, come è avvenuto un paio di anni fa per l’Alcoa in Sardegna. Memc, da parte sua, dovrebbe firmare un accordo sul mantenimento dell’occupazione per 30 anni”. “Altrimenti”, conclude Albrigo, “è vero che Memc sta costruendo un impianto low cost in Malesia e vuole smantellare Merano”.
Dal canto suo la Sel, secondo quanto riporta il Corriere dell’Alto Adige, non vuole concedere ulteriori sconti. Il Presidente di Sel, Wolfram Sparber ha dichiarato che: “il contratto con la Memc vige anche per il 2012 e la Sel offre già all’azienda le migliori condizioni possibili. Una ulteriore riduzione delle tariffe al di sotto di questo limite diventa difficile, tanto più che dovrebbe poi essere risconosciuto da Sel a tutte le altre aziende servite”.
La Memc a Roma grida aiuto: «Salvate il fotovoltaico»
Delegazione di Sinigo da ieri protesta davanti a Montecitorio E stasera in fabbrica arriva il segretario di Rifondazione http://altoadige.gelocal.it/cronaca/2012/04/19/news/la-memc-a-roma-grida-aiuto-salvate-il-fotovoltaico-1.4390862
La vicenda della Memc e del silicio, per la complessità dei problemi che pone, necessita di una forte e autorevole regia politica: il Ministero dello Sviluppo Economico dovrebbe convocare un tavolo di crisi (come ha fatto per le altre 200 vertenze di rilievo nazionale)
http://prcmerano.blogspot.com/2012/01/prc-comunicato-stampa-sulla-vicenda.html?spref=tw