Per una volta non è la green economy al centro di questo post ma la libertà d’informazione e la possibilità che la rete offre a tanti giornalisti di fare al meglio il loro lavoro. Chi scrive si occupa prima di tutto di informazione e crede fortemente nella libertà d’espressione e nell’importanza di raccontare i fatti secondo il proprio punto di vista. Riporto integralmente il post di Alessandro Giglioli e lo faccio per solidarietà verso un collega e perchè non si dovrebbe mai rinunciare a raccontare la verità.
DA “PIOVONO RANE” DI ALESSANDRO GIGLIOLI GIORNALISTA DE L’ESPRESSO
Per tornare sulla vicenda dei politici che si rivolgono ai tribunali per rendere più timida la mano di giornalisti e blogger, quando questi si avvicinano alla tastiera: il senatore e avvocato del Pdl Franco Mugnai, ex Msi, ha querelato Massimo Malerba (il Post Viola) per questo articolo, che ripubblico qui integralmente:
«C’è riuscito Franco Mugnai (Pdl) ad evitare che quella norma a suo avviso “iniqua”, che prevedeva il dimezzamento dello stipendio per i parlamentari con doppia attività, entrasse nella Manovra. Certo ha dovuto sudare, ha dovuto lavorare un’intera settimana andando avanti e indietro per le stanze del Palazzo a raccogliere firme tra i senatori di entrambi gli schieramenti sostenendo sempre la stessa tesi: “Giù le mani dalle nostre indennità”. Un’attività frenetica che gli ha tolto il sonno ma che la fine ha pagato. Il provvedimento non è passato, seppure fosse stato già approvato dalla commissione Bilancio. Al contrario dell’aumento dell’Iva (385 euro in più all’anno a famiglia), della cancellazione dell’articolo 18 e dell’aumento dell’età pensionabile che invece i senatori hanno approvato prontamente perché è necessario stringere la cinghia. E’ necessario per noi ma non per loro, chiaramente. Adesso possono stare tranquilli i deputati e i senatori con doppia attività (tra cui l’avvocato Mugnai): non dovranno più dimezzarsi lo stipendio parlamentare. E sennò che Casta sarebbe. Tanto chi se ne accorge».
La polizia postale ha consegnato a Massimo la copia verbale di identificazione di persona sottoposta ad indagini e contestuale elezione del domicilio e nomina del difensore. Massimo è ora indagato per diffamazione presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Grosseto.
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