Dal 2003 il Piemonte, regione più nuclearizzata d’Italia, attende l’individuazione del deposito unico nazionale di stoccaggio
Oggi il Piemonte ospita l’80% delle scorie dei vecchi impianti, localizzate prevalentemente a Saluggia e, in parte, a Trino Vercellese e Bosco Marengo. Un dato preoccupante che, a pochi giorni dal referendum sul nucleare, è al centro dello scontro politico in Regione. E’ dal 2003 infatti che il Piemonte aspetta l’individuazione del deposito unico nazionale di stoccaggio, così come previsto dalla legge 368. E’ notizia di ieri che, Lega Nord e Pdl, hanno bocciato le mozioni del Pd, dell’Idv e del Movimento 5 Stelle contro il nucleare e per il divieto di localizzazione di un sito in Piemonte
La questione, negli ultimi anni, non è stata mai affrontata dalle Giunte in carica con il rischio che le scorie restino lì dove si trovano oggi. A confermarlo, la scelta di costruire a Saluggia il deposito D2 (illegale, in quanto opera priva del giudizio di compatibilità ambientale e non in regola con le norma urbanistiche) e il D3, destinato a stoccare i fusti di scorie solidificate nel vicino impianto Cemex. Due mega-depositi che sulla carta risultano temporanei ma che, in assenza del sito nazionale, sono destinati a diventare definitivi nonostante siano collocati in una zona densamente abitata, a rischio di esondazioni per la vicinanza con la Dora Baltea. Zona confinante anche con le falde dell’acquedotto del Monferrato che serve 300mila persone e con il comprensorio biomedicale del gruppo Sorin.
Come si può pensare quindi di riaprire il capitolo nucleare quando, ancora, i vecchi problemi non sono stati risolti nè tantomeno affrontati? Dal Piemonte fino alla Sicilia, il problema è sempre lo stesso: manca un piano energetico sia a livello nazionale che regionale. Così come scritto dal Sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico, Stefano Saglia, in un suo intervento sul Sole 24 Ore del 4 giugno: “il Governo con il decreto omnibus ha eliminato le norme che attuavano il programma nucleare italiano e si è posto l’obiettivo di predisporre una strategia energetica nazionale entro dodici mesi. Auspichiamo, dunque – scrive ancora Saglia – che si riesca ad aprire una discussione bipartisan sulla delicata questione della politica energetica”.
Commenti Recenti