Se ne va in silenzio un’altra eccellenza della ricerca Made in Italy
I presagi erano nell’aria, non è stato un fulmine a ciel sereno. Il crollo dei prezzi del policristallo destinato al mercato solare aveva già provocato dissesti alla Memc, il maggiore produttore mondiale di silicio, dove da qualche settimana era in atto un piano “morbido” di smaltimento ferie e cassa integrazione per far fronte alla brusca frenata degli ordini. Misure necessarie, nella speranza della ripresa dei mercati. L’altro ieri, invece, la doccia gelata giunta dalla casa madre americana che, nell’ambito di una ristrutturazione globale delle attività societarie, ha disposto la sospensione dell’impianto di policristallo di Sinigo, «in attesa – recita il comunicato – di definirne la chiusura a meno che riduzioni estremamente significative di costo vengano conseguite in tempi brevi». Intanto l’azienda – degli attuali 550 dipendenti circa 200 sono coinvolti nella produzione del policristallo – ricorrerà alla cassa integrazione ordinaria a zero ore per tutti coloro che non hanno ferie residue, mentre i contratti a tempo determinato in scadenza – si aggiunge nel comunicato della rsu – non verranno rinnovati. «Siamo pronti e disponibili a qualsiasi confronto con la rsu di Memc, impresa centrale nell’economia provinciale, un’eccellenza nel settore per cui sono state investite somme grossissime» fanno sapere dall’azienda e dalla Provincia Autonoma di Bolzano. Centonovanta milioni di euro per la realizzazione dei nuovi reparti di silicio policristallino, inaugurati poco più di un anno fa e ora drammaticamente fermi.
La storia della Memc è parte integrante di questa zona. L’unità produttiva e ricerca sul silicio di Merano fu creata dalla Montecatini nel 1960, come spin off dell’Istituto Donegani, uno dei principali centri di ricerca industriale in Italia, impegnato nella ricerca e sviluppo di tecnologie innovative in diversi campi della chimica. Nel 1980 fu venduta e, secondo le cronache di allora, il presidente Schimberni si rimproverò poi, pubblicamente, di aver ceduto un’azienda che produceva silicio. Allora però Montedison non aveva le risorse economiche e la volontà per finanziare un’azienda come quella puntando, allora come oggi, all’innovazione e alla ricerca. Il silicio è un prodotto che, nonostante siano sempre le solite fettine grigie e sempre lo stesso numero atomico, ha delle caratteristiche molto innovative e rimane uno dei materiali più usati nell’industria elettronica. Comunque andrà a finire la vicenda Memc, se subentrerà una nuova proprietà, se la provincia accorrerà in suo aiuto o se il polo sarà destinato ad altre attività industriali, un pezzo di ricerca tecnologica sul silicio in Italia se ne sarà andato con gli americani. Oggi il contatore del Gse ha annunciato che la spesa annua degli incentivi al fotovoltaico ha superato i 5,2 miliardi di euro. Ma quanti di questi soldi sono andati alla ricerca, è ancora tutto da scoprire così come perchè qualcuno ha preferito continuare a finanziare tecnologie obsolete non pensando che il PIL di un Paese si misura anche sull’innovazione. |
Il direttore Dmitry mi spiegava che hanno altre soluzioni per produrre energia, mi
consegnò un libretto dove ragruppava tutte le loro ricerche, oggi molte già supera-
te, altre ancora di grande attualità. il loro problema era quello economico non po-
tevano finanzirsi gli elettroforni per produrre silicio con diametri più grandi il
loro max era di mm 125 al 99,99% di purità silicia, ma avevano già prodotto dei ci-
lindri con una mescola che arrivavano al 115% mi aveva regalato un campione che conservo per una futura anaisi, ma anche questo è già un articolo superato, ho ri-
cevuto un deplian che ho fatto tradurre che cancella completamente gli impianti fo-
tovoltaici al silicio, con la nuova tecnologia con 2 mq si producono 1,2 kv, ho altre nuove tecnologie da proporre, sto attendendo un invito dai dirigenti MEMC.
E’ TRISTE SAPERE CHE GLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI ECONOMICAMENTE NON HANNO PIù SENSO DI ESISTERE, è DENARO SPESO INUTILMENTE. LA RUSSIA UNA DELLE PRIME AL MONDO AD USA-
RE IL FOTOVOLTAICO PER PRODURRE ENERGIA HA CESSATO DA MOLTI ANNI A PRODURLO, MI HANNO RIFERITO CHE NON POTEVANO PIù ESSERE COMPETITIVI, DA QUALCHE ANNO HANNO FES-
TEGGIATO IL 50° ANNIVERSARIO DEL LANCIO DELLO SPUTNIK CON LA CAGNOLINA LAICA, ANCO-
RA OGGI LA NAVETTA SPAZIALE GIRA NELL’UNIVERSO, LA QUALE ERA ALIMENTATA DA UN PICCO
LO IMPIANTO FOTOVOLTAICO, HO AVUTO IL GRANDE PIACERE DI DIALOGARE NEL 2007 PRESSO LA UNIVERSITà AGRICOLA DI MOSCA CON IL PROF.SCMENZE AGRICOLE,TECNOLOGICHE NUCLEARI
DMITRY S. STREBKOV NONCHE’ DIRETTORE DELL’ISTITUTO, IL LORO PROBLEMA ERA QUELLO CHE DOVEVANO AUTOFINANZIARSI, PER LA RICERCA,PER IL PERSONALE,PER I PROFESSOREI PER LE ATTREZZATURE ECC, AVREI MOLTO DA RACCONTARE MA LO SPAZIO E’ LIMITATO,SALUTI.
L’angosciante situazione in cui si trovano i 500 lavoratori e lavoratrici della Memc di Sinigo e le loro famiglie non può che suscitare la solidarietà di tutti. Ma la solidarietà non basta. Fino a poco tempo fa la Memc pareva godere di una posizione invidiabile: l’alta specializzazione nella produzione di un materiale legato a settori innovativi – quali l’elettronica e i pannelli fotovoltaici – e i recenti cospicui investimenti da parte della proprietà sembravano dischiudere alla fabbrica prospettive ottimistiche.
Purtroppo si è avuta l’ennesima dimostrazione che il libero mercato, incardinato sulla logica del profitto, non è in grado di fornire, e nemmeno persegue, obiettivi sociali e garanzie occupazionali. Di sicuro non tutela, nelle sue dinamiche spesso imprevedibili e sregolate, il destino di lavoratori e lavoratrici, del territorio e dell’ambiente.
Per fuoriuscire dall’attuale crisi non è sufficiente rispondere all’emergenza con la riduzione dell’aliquota Irap e/o con sconti consistenti sull’energia elettrica. Quand’anche la proprietà si dichiarasse momentaneamente soddisfatta dell’abbattimento dei costi energetici che le viene offerto, nessuno può assicurare che, in futuro, non rimetta tutto in discussione e non prenda nuovamente in considerazione l’idea della delocalizzazione.
Occorre progettare sul lungo periodo uno sviluppo socialmente e ambientalmente sostenibile per il territorio. In questo senso è indispensabile che “il pubblico” (Stato, Provincia e Comuni) assumano compiti di indirizzo e di programmazione economica, intervenendo con idee progetti, finanziamenti e strumenti di intervento concreti (comprese le municipalizzate, i centri di ricerca pubblici e le università).
La strada per uscire dalla crisi non può continuare ad essere quella di appoggiare e finanziare progetti elaborati dal privato – spesso senza garanzie e senza limiti precisi – per lo più orientati a rincorrere gli andamenti del mercato, allo scopo di massimizzare i profitti nell’immediato.
Considerando che la più grande performance mondiale di installazione di fotovoltaico per il 2011 si è registrata in Italia (6.900 MW, che, sommati a quelli esistenti, fanno segnalare dal GSE al 29 dicembre 12.408 MW allacciati alla rete, suddivisi in 316 mila impianti!), ha senso che quasi tutti i materiali e le apparecchiature utilizzati vengano prodotti e acquistati all’estero?
Viste le specificità del mercato alpino (anche delle regioni delle vicine Austria e Svizzera), attentissimo agli aspetti ecologici e interessato all’integrazione dell’energia nel paesaggio e alla valorizzazione della salute, non avrebbe più senso che le energie rinnovabili, che hanno caratteristiche tipiche di filiera territoriale, fossero sviluppate in loco? Non avrebbe più senso, partendo dalla produzione Memc, che venisse sviluppata qui l’intera filiera, dal silicio alla produzione di pannelli fotovoltaici?
Gentile Franco Gini,
grazie per il contributo e per l’analisi ampia e puntuale. I problemi sollevati rispecchiano quanto già emerso nelle precedenti discussioni con la differenza che MEMC rappresenta una vera eccellenza italiana e il silenzio intorno alla sua vicenda è, a mio avviso, inquietante. Senza un’adeguata politica energetica (e industriale) a livello nazionale, con regole chiare e certe, è inutile continuare sulla strada degli incentivi. A questo punto il Governo dovrebbe mettere la barra al centro e con coerenza (magari anche contro gli interessi delle lobby) proseguire diritto verso il cammino di crescita del paese che deve, necessariamente, passare attraverso l’innovazione. E chi, meglio di MEMC, nel settore fotovoltaico ha fatto fino ad oggi innovazione? Purtroppo ci sono troppe domande a cui non arrivano risposte certe ed è inutile spendere altre risorse. Le risorse ci sono, ora bisogna solo sfruttarle al meglio. Il Ministro dell’Ambiente va in visita all’americana Power One ma il resto delle aziende, in crisi, nessuno le considera.