Il fotovoltaico al centro di una fitta rete di interessi economici che da Bari, arrivano a Verona, passando per Firenze.
“Ecco il sottobosco, il cuore politico-economico dove il business è tale indipendentemente dal partito di appartenenza”. Così Claudio Gatti, del Sole 24 Ore e Ferruccio Sansa, de Il Fatto Quotidiano spiegano, nel loro ultimo libro, “Sottobosco” (edizioni Chiarelettere) come le regole del merito e della sana competizione sono falsate e i grandi investimenti con risorse pubbliche, decisi senza garanzie di trasparenza. Esemplare, nel libro, l’affare del petrolio venezuelano che viene ricostruito con tutte le connessioni nei diversi schieramenti politici.
Libro, tornato in questi giorni di grandissima attualità alla luce delle indagini che i carabinieri di Firenze stanno svolgendo in merito alla tangente di 400 mila euro (mascherata dal pagamento di un prezioso incunabolo) che Marino Massimo De Caro avrebbe pagato a Marcello Dell’Utri.
De Caro, vicino a Massimo D’Alema, è uno degli uomini del Sottobosco che Gatti e Sansa raccontano come un ex comunista in cerca di una collocazione. Bibliofilo, politico, manager e console onorario (seppure di “un non paese” come la Repubblica Democratica del Congo) è in contatto con un altro dalemiano di ferro, Massimo De Santis che con il fratello, ha interessi nel campo del fotovoltaico pugliese attraverso la società Solenergy, detenuta al 100% dalla lussemburghese Novenergia Energy & Environmental. L’amicizia con D’Alema risale agli anni universitari, quando De Santis militava nel partito comunista barese e il rapporto tra i due va oltre la semplice amicizia. In un’intervista alla Stampa De Santis definisce D’Alema: “un fratello maggiore”.
Oltre ai colori politici, De Caro e De Santis hanno in comune la poltrona nel consiglio di Ammistrazione della Avelar, società ginevrina controllata dall’oligarca Viktor Vekselber, l’undicesino uomo più ricco della Russia putiniana, magnate dell’alluminio e del petrolio con interessi nel Belpaese per le energie rinnovabili. De Caro è vicepresidente-consulente mentre De Santis è Consigliere di Amministrazione.
Marino Massimo De Caro, trentanove anni, nato a Orvieto, di origini baresi e residente a Verona, è però un personaggio molto poliedrico: è anche socio di Marco Jacopo Dell’Utri, figlio del senatore, nella Mitra Energy Consulting.
Ma è la passione per i libri antichi a “unire” Marcello Dell’Utri e Marino Massimo De Caro, nonostante le diversità politiche. Ed è un libro, rarissimo, che riporta “la lettera del 1493 di Cristoforo Colombo alla regina Isabella d’Aragona” e quei 400 mila euro versati per averlo, ad essere oggi al centro delle indagini condotte dai pm fiorentini Giuseppina Mione e Luca Turco insieme ai carabinieri del Ros. Secondo le ipotesi di accusa, il senatore Dell’Utri, sfruttando il suo ruolo istituzionale, avrebbe favorito, con la collaborazione di De Caro, gli interessi della Avelar, ricevendo in cambio sostanziosi compensi. Peraltro De Caro, la Avelar, Vekselberg e Dell’Utri erano già comparsi in un’inchiesta della procura di Reggio Calabria sul clan Piromalli e sul faccendiere Aldo Miccichè, in relazione all’acquisto di greggio venezuelano da vendere a Gazprom.
In particolare la Avelar era interessata alla realizzazione di un impianto fotovoltaico a Gela, affare mai andato in porto in cui, secondo il Corriere Fiorentino, era entrata anche la Pramac Swiss, controllata dal gruppo Pramac di Casole d’Elsa guidato da Paolo Campinoti, sponsor di Valentino Rossi. La Pramac è un gruppo quotato in borsa, attivo nel settore delle energie alternative e in particolare del fotovoltaico. Paolo Campinoti (che non è indagato) è entrato proprio l’altro ieri nella giunta di Confindustria Toscana. E’di oggi, invece, la notizia che, la Pramac è stata ufficialmente messa in liquidazione. E’ prossima la chiusura dello stabilmento valdelsano (230 dipendenti) e quello di Locarno (130, di cui una novantina frontalieri).
D’Alema resta il migliore di tutti. E’ lui l’interlocutore per le riforme istituzionale….è il più bravo e il più coraggioso…io sono un dalemiano convinto. Lo sono sempre stato e lo sono ancora. (Marcello Dell’Utri, da Il Sottobosco di Claudio Gatti e Ferruccio Sansa)
Ma gli interessi per il fotovoltaico degli uomini vicini all’ex Presidente del Consiglio, Massimo D’Alema, non sono solo storia recente.
Ecco tornare, ancora una volta, l’infinita vicenda Isi.
Secondo quanto dichiarato da Stefania Saccardi, Assessore con delega alla Formazione della Provincia di Firenze, un ruolo importante nella trattativa per l’entrata del fondo Mercatech e nel processo di reindustrializzazione della ex Electrolux, l’avrebbe avuta Reti Spa. Una società di comunicazione e lobbing romana guidata da Claudio Velardi, ex portavoce di D’Alema. Il ruolo di Velardi nella vicenda, come precisato dalla stessa Saccardi, “non può essere messo in relazioni con l’esito giudiziario della vicenda ma contribuisce, in un certo senso, a colorare politicamente l’affaire Isi”.
Da notare la coincidenza con il particolare momento storico che l’Italia sta vivendo. Mentre la politica non è più in grado di esercitare il suo potere sul territorio emergono novità importanti a livello giudiziario che aprono altre strade, dalla Toscana, fino alla Puglia. Non si esclude che passeranno anche per la Campania, per arrivare alla Sicilia.
Ad esempio la vicenda della ex ISI ha iniziato a venir fuori a soli due mesi dall’insediamento del Governo Monti e, non dimentichiamo, il fondo Mercatech è partito da Cassina dè Pecchi.
Nel leggere quanto riportato ho provato un mal di stomaco tanto da vomitare. I ns. politici, di qualsiasi colore, invece di interessarsi delle sorti di questo povero Paese, intrecciano tra loro solo affari a dir poco spregevoli. Abbino vergogna,e se ancora hanno un pò di coscienza, lascino il potere che hanno gestito per tanti anni, senza portare nulla di utile al Paese e facciano largo a giovani volenterosi, bravi e con un bagaglio culturale pieno di meriti.
Grazie Giuseppe per il commento a cui vorrei aggiungere che “alla vergogna non c’è mai fine”…..
Mi auguro solo che il vuoto della politica (non certo del potere) continui a portare alla luce queste ed altre ignominie e, soprattutto, che non passino più inosservate